C'è poi un altro dato: alle Regionali il M5S è endemicamente penalizzato dal suo »no« alle alleanze. E c'è chi, questa volta nell'ala più governista, pensa a un parziale cambio di strategia con accordi con poche liste civiche, magari legate ad alcuni temi chiave del Movimento. Ipotesi questa che già in passato era emersa nelle file dei 5 Stelle, salvo essere bocciata da Beppe Grillo e dall'ala dei »puristi«. In tanti, nel Movimento, chiedono un incontro al capo politico. La richiesta formale di un'assemblea non è stata ancora avanzata ma l'impressione è che, da qui ai prossimi giorni, Di Maio sia in qualche modo »costretto« a un serrato confronto interno. E nel mirino degli ortodossi finisce anche la piattaforma Rousseau, »rea« di aver diminuito il dialogo tra i vertici e gli attivisti e consiglieri locali. »Più attenzione al territorio«, è infatti il diktat che emerge dalla base, parlamentare e non, del Movimento, alla luce di un voto che ha visto emigrare i consensi sia verso destra che sinistra. E poi c'è chi contesta il merito della linea di Di Maio. »L'obiettivo di Salvini è usare il M5S e poi gettarlo via«, è l'avvertimento di Giorgio Trizzino, non certo classificabile come esponente ortodosso. Un avvertimento che, in fondo, anche Di Maio ha ben presente. E il suo lungo silenzio (come quello di Beppe Grillo), a tarda sera, non fa che accrescere la preoccupazione nel Movimento.
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