NUOVI SCONTRI
Ieri si sono verificati nuovi scontri, culminati in un incendio provocato dal lancio di molotov e petardi da parte di un gruppo di anarchici nel carcere di Le Vallette, dove si trovano gli arrestati. Mentre sui muri della città sono comparsi messaggi di solidarietà «ai compagni» ed è stato lanciato un comunicato sul web: «Non finisce qui, il corteo di è solo l'inizio, ora è il momento per fare partire una lotta serrata che dalle ceneri di questa operazione repressiva faccia nascere un nuovo fiore».
Una manifestazione, quella dei gruppi insurrezionalisti, organizzata da giorni. Perché lo sgombero dell'Asilo di via Alessandria, occupato dal 1995, è cominciato con la notifica con la notifica di 7 provvedimenti di custodia cautelare in carcere, ma è arrivato in concomitanza con un altro appuntamento giudiziario importante: l'inizio questa mattina nell'aula bunker di Torino della requisitoria del processo Scripta Manent, che vede altri 7 anarchici della Federazione Informale Fai/Fri a processo con l'accusa associazione con finalità di terrorismo, per avere pianificato e attuato attentati con l'uso di esplosivi. Un'inchiesta della Digos che aveva portato a perquisizioni e arresti in Piemonte, Liguria, Lazio, Emilia Romagna, Lombardia, Sardegna, Abruzzo, Campania e Umbria.
L'INTELLIGENCE
A lanciare l'allarme per «le possibili spinte anti-sistema provenienti dai circuiti anarco-insurrezionalisti» è anche l'ultima relazione del Dis al Parlamento: «Gli ambienti più radicali sono stati impegnati nel tentativo di rilanciare l'area sul piano operativo, a seguito dell'operazione Scripta Manent», iniziata nel settembre 2016. In concomitanza con gli arresti, è scattata una campagna sul web «mirata alla solidarietà per i compagni inquisiti» e culminata nell'invio di due plichi esplosivi ai pm di Torino. Mentre dall'inizio del processo è partita «una rinnovata mobilitazione a sostegno dei militanti, accompagnata da un appello internazionale apparso sui siti d'area», a cui sono seguite azioni dimostrative e rivendicazioni.
GLI ATTENTATI
Il Dis sottolinea inoltre il ritorno in scena negli ultimi due anni «della Fai/Fri, che ha rivendicato, con la sigla Cellula Santiago Maldonado (dal nome di un attivista argentino), l'esplosione di un ordigno rudimentale 7 dicembre 2017 davanti alla Stazione dei Carabinieri San Giovanni, a Roma». Un attentato a cui ne sono seguiti altri due, nel gennaio 2018, contro i commissariati Prati e San Lorenzo. Nel comunicato «si riaffermava la necessità del ricorso all'azione diretta distruttiva, si stigmatizzavano le politiche repressive e militari dello Stato italiano e, in particolare, gli accordi del Ministro dell'Interno con i sanguinari colonnelli libici in funzione di contrasto all'immigrazione illegale e si lanciava, nel contempo, una campagna internazionale di attacco contro uomini, strutture e mezzi della repressione». Solo due giorni prima dall'attentato di Roma, era comparso sul web un comunicato intitolato «Chiamata al Dicembre Nero», contenente «un Appello internazionale alla galassia anarco-insurrezionalista per un mese di azioni dirette contro il dominio, attaccando le sue strutture e i suoi rappresentanti e confermata, più in generale, dai numerosi interventi di solidarietà rivoluzionaria registrati da tempo all'estero in sostegno dei compagni italiani».
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