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«Quella camicia ieri era stirata male», si è lamentato una volta un uomo, parlando della sostanza acquistata, tagliata male. Alcuni si riferivano alla cocaina come ai «soldi del bancomat». La clientela stazionava nella zona di piazza San Calisto, ma anche in piazza Santa Maria in Trastevere, oppure davanti alla pasticceria di fronte alla loro abitazione, al 37 di via del Moro. Un via vai che non poteva non essere notato dai carabinieri, le cui indagini sono durate 5 mesi. Intercettazioni, appostamenti, perquisizioni, controlli incrociati tra pusher e clienti, per arrivare a comporre il puzzle. I prezzi per una dose andavano dai 40 ai 50 euro; alcuni, di tanto in tanto, consumavano la sostanza nell'appartamento di via del Moro, ma la regola era che la consegna avvenisse nei dintorni. «Mi fermo al bar san Calisto co n’amico», dice al telefono uno dei clienti in attesa di un appuntamento con Maria Luisa Belforti, che detta sempre le condizioni degli incontri: «Non me posso muovere da sotto casa, vediamoci al bar all’angolo, fai due metri e ti fermi». In alcuni casi la droga veniva calata dalla finestra, in un cestino, come accertato dai carabinieri del Nucleo operativo della compagnia di Trastevere, diretti da Pietro Cugusi, coordinati dal pool reati contro il patrimonio e stupefacenti, sotto la direzione del procuratore aggiunto, Lucia Lotti. «Una sera ho contattato Maria Luisa - ha detto a verbale uno dei fermati - e mi ha dato appuntamento in via di San Calisto. Giunti sul posto ci siamo incontrati e mi ha consegnato le due dosi di cocaina, lasciandole cadere in uno dei guanti che uso per la moto». Quando il fortino era a corto di droga, le telefonate erano laconiche: «Pronto? Scusami l’ora», esordiva un cliente, subito stoppato da Maria Luisa, «No, non ce l’ho, non ce possiamo vedè, no tesò».
MINACCE ALLE “SPIE”
E guai a parlare con i militari e a rivelare i nomi di quegli spacciatori. In un’occasione, quando i tre sono venuti a sapere che due loro clienti – tra cui una barista in un popolare locale di Trastevere - le avevano tradite, le Belforti le affrontavano in strada, davanti a tutti, aggredendole e minacciandole: «Infami, vi ammazziamo». «Tutto a causa delle dichiarazioni rese dalla due ragazze alla polizia - si legge nell'ordinanza firmata dal magistrato - dichiarazioni delle quali la famiglia Belforti era stata informata da altri soggetti gravitanti nel quartiere Trastevere. In un’intercettazione telefonica, Maria Luisa studiava, con il fratello, la vendetta contro un’altra cliente «infedele». Quando in strada c’erano troppe forze dell’ordine, le Belforti usavano un linguaggio in codice: «In giro c’è troppo vomito», dicevano ai clienti, invitandoli a fare attenzione: «N'attimo, io non so che ditte, c'è il vomito. N'attimo», dice intercettata Maria Luisa.
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