Sanremo 2019, è caccia al plagio ma Masini scagiona Ultimo: «Il suo brano diverso dal mio»

Sanremo 2019, è caccia al plagio ma Masini scagiona Ultimo: «Il suo brano diverso dal mio»
di Simona Orlando
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Venerdì 8 Febbraio 2019, 11:16 - Ultimo aggiornamento: 15:14
Si fa presto a dire plagio. Non basta che un brano ne evochi un altro, serve che corrispondano un certo numero di battute e serve perizia tecnica. Di replicanti è pieno il mercato discografico, tanto più che esiste la deroga della citazione a tutelarli, ed è alla base dei campionamenti di musica elettronica e rap. La caccia al clone però è uno degli sport sanremesi preferiti e stavolta a finire alla sbarra è Ultimo con “I tuoi particolari”. Secondo i segugi di riviera ricalcherebbe “Che giorno è” di Marco Masini, il quale, al telefono ci tiene a spiegare: «C’è una similitudine melodica come con cento altri pezzi ma armonicamente non c’entra proprio nulla, al punto che nemmeno mi sono accorto della somiglianza. Anzi tifo per Ultimo e per il suo bel brano». Questione chiusa.

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Esistono altre somiglianze, e più sfrontate. Tipo “La “Ragazza con il cuore di latta” di Irama che riprende al pianoforte la “Kids” dei newyorkesi MGMT, nota per nota. Il più omaggiato di questa sessantanovesima edizione resta però il non qualsiasi signor Rossi. Il brano in gara di Loredana Bertè “Cosa ti aspetti da me” parte con “C’è qualcosa che non va” che è esattamente l’incipit di “C’è chi dice no”, si prende anche tutte le sue chitarre (chissà come l’ha presa Maurizio Solieri), e sopra ci si può cantare “Zombie” dei Cranberries. Achille Lauro in “Rolls Royce” cita il Blasco con lo slogan “Voglio una vita così” e proprio Vasco ha mandato via social un in bocca al lupo agli artisti sanremesi, postando la sua esibizione di “Vita spericolata”, anno 1983. Come a dire, vi tengo d’occhio e vi perdono. Il trapper scopiazzebbe anche “1979” degli Smashing Pumpkins, che in fondo sarebbe una bella notizia, vorrebbe dire che ha ascoltato buon rock anni ’90. Lo ricorda un po’, ma è molto più probabile che la fonte sia “Easy Easy” del britannico King Krule. Stessa strofa e attitudine. In entrambi i casi, della Bertè e Lauro, l’interpretazione (oltre al testo) è un valore aggiunto, del tutto personale, ed è ciò che determina la credibilità della canzone. lo stesso “tributo”, non funziona se lo fanno altri.

Se anche Lauro ripassa la lezione di Sid Vicious e dei Ramones (che coincidenza è Sanremo al contrario), farlo all’Ariston e dopo il candore di Giorgia, ha avuto l’effetto straniante desiderato.
Tra l’altro una versione elettronica di “Rolls Royce” potrebbe diventare la nuova “Born Slippy”, firmata Underworld, colonna portante di “Trainspotting”, inerente anche sul piano “stupefacente”. I Boomdabash di “Per un milione” copiano “Despacito” di Luis Fonsi? In realtà è quasi diventato uno standard, clone di “Bailando” di Enrique Iglesias, a sua volta portato in causa per plagio. Complicato stabilire dove inizia la filiera. Il fischio introduttivo di “I ragazzi stanno bene” dei Negrita è “L’estate sta finendo” dei Righeira, il Renga di “Aspetto che torni” nel ritornello ricorda molto “La leva calcistica della classe ‘68” di Francesco De Gregori, Anna Tatangelo in “Le nostre anime di notte” ha un forte debito con la Mannoia di “Che sia benedetta” e Il Volo si ispira a “Salvami” dei Modà. Arisa in “Mi sento bene” ripesca il casquè di “Tanti Auguri” di Raffaella Carrà (e la voce rinvia ad Antonella Ruggiero e Giuni Russo). I rimandi sono ciò che rendono le nuove canzoni subito orecchiabili, perciò, sullo stacchetto orchestrale che introduce gli artisti, cantiamo pure “Crazy in Love” di Jay Z e Beyoncé.
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