Stadio Roma, Raggi: «Si fa, i cantieri possono aprire entro il 2019»

Stadio Roma, Raggi: si farà, cantieri aperti entro l'anno
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Martedì 5 Febbraio 2019, 11:07 - Ultimo aggiornamento: 6 Febbraio, 07:19

Nessun ostacolo ai cantieri, che potranno partire già nei prossimi mesi. L'atteso fischio di inizio all'avvio delle procedure per i lavori del nuovo stadio della Roma arriva da Virginia Raggi. Il via libera della sindaca è giunto dopo la relazione del Politecnico di Torino sulla mobilità relativa all'impianto previsto a Tor di Valle. E almeno stavolta gli annunci, i ritardi burocratici e le polemiche sulle grane giudiziarie legate al costruttore Parnasi, sembrano lontane. «Ho richiesto questo parere e non ero obbligata. La stessa Procura ha detto che non c'erano problemi sul progetto, ma ho voluto verificare che tutti gli ok non fossero solo formali. 
 

 
Questo parere esterno lo conferma» e ora «i proponenti se vogliono potranno aprire i cantieri già entro l'anno», ha spiegato Raggi illustrando la relazione del Politecnico e annunciando che sul tema ci sarà anche un consiglio comunale straordinario.
Per l'ultimo nodo da sciogliere, che riguarda i flussi di traffico nella zona dove è prevista la realizzazione dell'impianto sportivo, il Campidoglio si affiderà al Piano urbano della mobilità sostenibile di Roma, che è in fase di avanzata elaborazione. Misure che verranno attuate prima della messa in esercizio dello stadio. Se non fossero eseguite delle azioni in questo senso, secondo il Politecnico si creerebbe un «quadro catastrofico», visto che le simulazioni con le condizioni attuali di traffico prevedono punte di oltre 2.500 veicoli orari in più per singola direzione sul Gra, le quali appesantirebbero ulteriormente in traffico. Bruno Dalla Chiara, referente del gruppo di lavoro per il Politecnico, ha indicato le soluzioni nell' «offerta plurimodale ferroviaria, pedonale ciclabile e di sharing mobility». 




È per questo che parla di «un sì condizionato». Si punta con decisione sui trasporti su ferro e non sulla costruzione di un secondo ponte, oltre a quello dei Congressi, quello di Traiano. Ora il prossimo passaggio, essenziale, per la costruzione dell'impianto sarà in assemblea capitolina, forse a primavera, quando saranno pronti i documenti su convenzione e variante urbanistica e le controdeduzioni alle osservazioni fatte dai cittadini. Poi, dopo l'ok in assemblea, l'ultima parola spetterà alla Regione Lazio. Tra i primi ad esultare ci sono il presidente del Coni, Giovanni Malagò e il vicepresidente esecutivo della Roma, Mauro Baldissoni, per il quale «è ormai il momento, dopo tutto il tempo speso su questo progetto, che la città abbia la possibilità di vedere un investimento di tale portata e che la Roma possa effettivamente lavorare alla costruzione».

A parlare di «buona notizia» sono anche il ministro Salvini e lo stesso Beppe Grillo mentre Di Maio in un post si complimenta con la sindaca. Ma se Roma è ad un passo dalla posa della prima pietra, per alcuni di quelli che hanno visto nascere il progetto sembrano appena cominciati i guai giudiziari: è attesa a giorni la richiesta di rinvio a giudizio per una ventina di persone coinvolte nell'inchiesta sullo stadio, tra cui l'imprenditore Luca Parnasi che -secondo l'accusa- ha cercato di pilotare le procedure amministrative legate al masterplan, approvato, nell'ambito della conferenza dei servizi, nel febbraio dello scorso anno. Un provvedimento che portò, tra l'altro, all'abbattimento del 50% delle cubature. Nel procedimento, nel quale si ipotizzano anche i reati di finanziamento illecito e traffico di influenze, sono coinvolti alcuni politici. La Procura nelle scorse settimane ha ottenuto il giudizio immediato per l'ex presidente di Acea, Luca Lanzalone.
 

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