A piedi fino a Sanremo, ecco il cammino musicale di Giovanni Del Grillo

Giovanni Del Grillo e l'arrivo all'Ariston al termine de Il Cammino di Sanremo. Foto Giuseppe Trusso
di Roberta Savona
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Martedì 5 Febbraio 2019, 16:42 - Ultimo aggiornamento: 16:44

Il cantautore Giovanni Del Grillo è partito da Roma lo scorso 17 gennaio, a piedi, puntando dritto alla volta di Sanremo, iniziando così un lungo cammino che si è concluso in queste ore all'Ariston. Non salirà sul palco, non era quello l'obiettivo di un viaggio che, invece, aveva lo scopo di far conoscere la sua arte. Ha, infatti, una chitarra in spalla e combatte contro i mulini a vento della musica moderna, dimenandosi tra indie, trap e tutto ciò che a suo parere non aiuta la crescita delle nuove generazioni in ascolto. Giovanni, che in questo cammino ha suonato in moltissime città, è un contemporaneo Don Chisciotte, accompagnato dal suo fedele scudiero Giuseppe Trusso e dal suo Max, un cucciolo pezzato che parla la lingua di chi muove le fila della musica che conta oggi, ribattezzato propriamente "il canager". «E' lui che decide tutto. Ed è sempre lui che scrive i testi delle canzoni potenzialmente di successo». Verso la nuova scena musicale Giovanni è decisamente molto critico, ma la sua polemica strappa sorrisi a chiunque, forse perché non è l'unico a pensare che nessuna posizione in classifica, legittimi un gruppo di ventenni a dare della poco di buono ad una donna (riferimento per niente casuale a tre dei protagonisti della scena trap).
 
Quella di Giovanni è la posizione di chi si è messo per molto tempo in ascolto ed ha compreso di voler cambiare le cose dall'interno, partendo dall'essenza della musica e dai suoi testi e non dall'apparenza dei profili social patinati, che concimano artisti a ritmo di migliaia di like. E così Del Grillo comincia a camminare con l'approccio del flâneur, ovvero del passeggiatore svagato, che abbina ai kilometri percorsi kilometri di testi. In ogni città in cui ha fatto tappa infatti, dismessa la tuta gialla da apicoltore con cui ha affrontato il viaggio, ha indossato lo smoking e imbracciato la chitarra, per eseguire brani di autori come Enzo Jannacci, o di Stefano Rosso, Mauro Perosi, Nicolino Pompa, scegliendo così, canzoni che non hanno avuto il successo che meritavano e ribadisce « Se fai De André sono buoni tutti. Io ho scelto loro e la gente mi sta dando ragione. L'ho visto nei tanti luoghi in cui ho suonato».
 

 

In tutti quei luoghi Giovanni ha cantato la musica che non ha voce, aggiungendo ai brani dei colleghi, anche quelli del suo nuovo lavoro dal titolo Un Leggero Errare, album che ha presentato alla stazione del Nuovo Salario prima della partenza. In ogni tappa che ha fatto tra Roma e Sanremo, Del Grillo ha raccolto bigliettini formato autobus, che ha fatto timbrare da tutta la gente che lo ha ascoltato e che distribuirà intorno all'Ariston nei giorni della kermesse, perché a suo parere al festival della musica italiana non può mancare l'apprezzamento per il cantautorato che resiste.
 
«Gli adolescenti crescono col mito della musica. Quei testi nella maggior parte dei casi soppiantano l'istruzione e non è possibile che "coltellate", "parolacce" e atteggiamenti sbagliati,  siano sdoganati e presi a riferimento», aggiunge Giovanni. Sono tanti i colleghi che hanno sposato l'iniziativa, venendo ospitati da Del Grillo nelle esibizioni itineranti, da Lalla Bertolini a Corrado Sciò, passando per Stefano Miniego, Stefano Barotti, Filippo Nigro, Nicolò Madrigali, l'attore Michele Rodella, il gruppo fiorentino Train de Vie esponente del genere partizan rock e molti altri ancora. Un viaggio per incontrare la gente e gli altri musicisti come lui. Un viaggio per raccogliere storie e pensieri che parlano di umanità, nella speranza che questa non sia ancora persa.
 
 
 
 

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