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Complicata la vicenda che ha visto alla sbarra il potente clan del litorale romano. Quello di oggi era il secondo dibattimento d'appello; davanti ai giudici si è arrivati dopo un rinvio da parte della Cassazione che ha ordinato il nuovo processo per valutare l'esistenza dell'accusa di mafia. Le imputazioni, a vario titolo e a seconda delle specifiche posizioni, andavano dai reati di droga (anche narcotraffico) all'interposizione fittizia, dall'usura alle estorsioni; e, soprattutto, associazione mafiosa e per alcuni casi specifici anche l'aggravante del metodo mafioso. Il tortuoso iter processuale ha visto in primo grado pesanti condanne - complessivamente oltre 200 anni di carcere - In appello, però, cadde sia l'accusa di associazione mafiosa sia l'aggravante della modalità mafiosa.
L'effetto fu un contenimento significativo delle condanne.
Si è arrivati quindi alla decisione della Cassazione i cui giudici, ritenendo «processualmente acquisito che la famiglia Fasciani ha costituito un'associazione per delinquere di tipo mafioso con a capo Carmine Fasciani», ha ordinato di rifare il processo d'appello al fine di riprendere in considerazione l'accusa di mafia, con le relative aggravanti, anche per il narcotraffico. Oggi la nuova sentenza. E non è escluso che non si sia scritta la parola fine; i difensori hanno fatto intendere che è certo il nuovo ricorso in Cassazione.
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