Multopoli a Roma, tra i beneficiari anche militari e poliziotti

Multopoli a Roma, tra i beneficiari anche militari e poliziotti
di Michela Allegri
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Venerdì 1 Febbraio 2019, 07:59 - Ultimo aggiornamento: 13:13

Non solo nobili, funzionari del Campidoglio e vip, ma anche agenti di Polizia, militari e pubblici ufficiali. Dagli atti dell'inchiesta Multopoli, sulle migliaia di contravvenzioni annullate ad amici, conoscenti e parenti da quattro funzionari e dipendenti del Campidoglio, emerge un dato choc: tra i 193 beneficiari del trattamento di favore, indagati per truffa e falso, ci sono tantissimi poliziotti, alcuni carabinieri ed esponenti delle forze dell'ordine distaccati alla Camera, al Senato e alla presidenza della Repubblica. I loro nomi occupano circa un terzo della lista degli indagati.

D'altronde, ad aiutare i dipendenti capitolini infedeli c'erano anche un poliziotto e un carabiniere in pensione. Per la Procura, per cancellare le multe a decine di colleghi, avrebbero «prodotto falsa documentazione giustificativa, recante le intestazioni e i timbri di reparti di Forze di Polizia», come la Questura, il commissariato Trevi Campo Marzio, la Legione Carabinieri Lazio Comando provinciale e, addirittura, moduli del Reparto operativo e del Nucleo investigativo. È scritto nel decreto con il quale, lunedì scorso, il gip Anna Maria Fattori ha disposto un sequestro da più di un milione di euro a carico di una decina di indagati, compreso il patron della Lazio, Claudio Lotito, che ha già fatto ricorso per riottenere i 26 mila euro prelevati dalle Fiamme gialle dai conti di due società a lui riconducibili.

I DOCUMENTI
Dalle indagini della Finanza e del pm Francesco Dall'Olio è emerso che i documenti delle forze dell'ordine - ufficiali e taroccati - sarebbero stati «utilizzati a supporto degli indebiti discarichi nell'ambito del sistema truffaldino in uso presso il Dipartimento risorse economiche». Spesso, infatti, le auto multate venivano fatte passare come vetture utilizzate per servizi di polizia giudiziaria e quindi risultavano non sanzionabili. Peccato che, al volante, ci fossero in realtà privati cittadini, agenti fuori servizio e, addirittura, i loro familiari. Un carabiniere, per esempio, avrebbe ottenuto l'annullamento della contravvenzione elevata a carico della moglie.

È scritto sempre del decreto: «Tra le istanze di annullamento provenienti dalla Stazione dei Carabinieri di Roma Salaria, vi era quella del 20 novembre 2013 relativa a due verbali di contravvenzione elevati nei confronti dell'autovettura risultata intestata alla moglie di un carabiniere». A occuparsi materialmente delle cancellazioni, per l'accusa, fu Pasquale Libero Pelusi, ex direttore del Dipartimento risorse economiche, le sue due segretarie, Laura Cirelli e Maria Rita Rongoni, e Patrizia Del Vecchio, una funzionaria. Dalle indagini è emerso che dal 2008 al 2014 sarebbero state cestinate contravvenzioni per circa 18 milioni di euro in favore di più di 400 persone, ma gran parte degli illeciti risulta prescritta. L'inchiesta della procura, infatti, riguarda solo le anomalie emerse a partire dal 2012. Discorso diverso per il fascicolo aperto dalla Corte dei conti, che ha tempi di prescrizione più lunghi e quindi potrebbe chiedere il conto anche per gli anni precedenti.

LA DENUNCIA
L'indagine è nata dalle segnalazioni di Emma Coli, dipendente del Dipartimento risorse economiche, che aveva scoperto le anomalie e aveva denunciato le falle nel sistema. Per tutta risposta, era stata sottoposta a mobbing: querelata, demansionata e trasferita in un altro ufficio. Circostanza che costa ai suoi superiori una terza contestazione: violenza privata. Era stata proprio la Coli a chiedere chiarimenti su decine di contravvenzioni annullate grazie ai ricorsi su carta intestata di commissariati e stazioni dei carabinieri.

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