Marte, obiettivo acqua: “morto” il rover Nasa, pronto quello europeo made in Italy

Il rover Opportunity
di Francesco Padoa
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Martedì 29 Gennaio 2019, 16:06 - Ultimo aggiornamento: 13 Febbraio, 21:16
Morto un rover, se ne fa un altro. Obiettivo Marte, il futuro dell'uomo, la vita su altri pianeti. Era il 25 gennaio di 15 anni fa quando il rover Opportunity della Nasa inviò il suo primo bip dalla superficie di Marte. Progettato per percorrere poco più di un chilometro e lavorare sul pianeta rosso per 90 giorni marziani (un giorno marziano è circa 40 minuti in più di un giorno terrestre), ha stupito tutti perché ha continuato a funzionare ben oltre il periodo previsto, percorrendo dal 2004 oltre 45 chilometri in 5.111 giorni marziani.

Ma l'anniversario è un po' “dolceamaro” perché Opportunity non può festeggiarlo: il rover, che nel giugno 2018 era rimasto senza energia a causa di una terribile e devastante tempesta di polvere, attualmente non risponde più e la Nasa sta tentando di recuperarlo.
«Non ho ancora rinunciato», ha detto Steven W. Squyres, investigatore per la missione, ma ha aggiunto: «Questa potrebbe essere la fine. E partendo dal presupposto che questa è la fine, ci si sente bene. Sarebbe una morte onorevole».

Si, ci si sente bene, e spiega il perché John Callas, project manager della missione al Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa: «Quindici anni sulla superficie di Marte sono un testamento non solo di una magnifica macchina di esplorazione, ma del gruppo che si è dedicato al rover e che ci ha permesso di espandere le nostre scoperte sul pianeta rosso». Tuttavia, ha aggiunto, questo anniversario è anche un pò amaro «perché al momento non conosciamo lo stato del rover. Stiamo facendo tutto il possibile per comunicare con Opportunity, ma col passare del tempo – ha detto Callas - la probabilità di un contatto con il rover diminuisce». L'ultima comunicazione di Opportunity con la Terra risale infatti al 10 giugno 2018, quando il rover si era trovato nel mezzo di una violenta tempesta di polvere che aveva investito tutto il pianeta rosso, oscurando il Sole. Di conseguenza il rover, che funziona a energia solare, non aveva potuto ricaricare le batterie.
«Siamo a gennaio e sta per concludersi il periodo di oscurità: le polveri alzate dalle tempeste di sabbia si depositano e i cieli ricominciano a schiarirsi: per quento non perdiamo la speranza».

La Nasa infatti sta ancora tentando di contattare Opportunity, sperando che quando il Sole arriverà di nuovo a illuminare il suolo del pianera rosso le batterie di Opportunity possano ricominciare a ricaricarsi fino a far tornare in vita il rover. Ogni giorno, le antenne sulla Terra chiamano Opportunity e aspettano una risposta. Venerdì scorso la Nasa ha annunciato di aver iniziato a inviare un nuovo set di comandi per capire se il rover può essere effettivamente rianimato e se non è in grado di parlare a causa di problemi con le sue radio o il suo orologio interno. Il nuovo sforzo sarà provato per diverse settimane, ha detto la NASA.

E' Thomas Zurbuchen, l'amministratore associato per la direzione scientifica della Nasa, l'unico a decidere quando sarà ora di deporre le speranze.
«Finché non ci dice di chiudere il progetto, continueremo», ha detto Callas.
C'era ancora un mistero da svelare, è la “morte” di Opportunity ha lasciato la spiegazione in sospeso. Il rover aveva scoperto e stava per esplorare un burrone, uno sorta di canyon, che sembrava essere formato dallo scorrere dell'acqua presente su Marte milioni di anni fa. La gola sembra erosa in prossimità della cima, ma il rover doveva raggiungere il fondo per scoprire dove eventuali sedimenti erano fluiti.
«La storia è incerta - ha concluso il dott. Squyres – e la risposta probabilmente si trova proprio in fondo al canyon».

Forse a dare una risposta ci penserà il successore di Opportunity. Questo made in Europa. Esame di guida superato infatti per il rover destinato a muoversi su Marte nella missione ExoMars 2020, dell'agenzia spaziale Europea (Esa) e di quella russa (Roscosmos). Il test è avvenuto neille scorse settimane nel centro per le ricerche tecnologiche dell'Esa (Estec), nei Paesi Bassi, su una riproduzione di rocce e sabbia del suolo marziano delle dimensioni di 9 metri per 9 chiamata Mars Yard. Il rover ExoMars dell'Esa si sposterà in più punti della superficie di Marte e perforerà il suolo fino a due metri di profondità. Una sua versione in scala ridotta, chiamata ExoMars Testing Rover (ExoTeR), si è spostata sulla riproduzione della superficie marziana, avanzando a una velocità di 2 metri al minuto, che è maggiore rispetto a quella del rover ExoMars che percorrerà circa 100 metri al giorno. Il test, durato due giorni, è stato condotto dagli ingegneri robotici dell'Esa, insieme a un gruppo dell'agenzia spaziale francese Cnes e ha avuto l'obiettivo di provare l'algoritmo di navigazione autonoma. Il test ha confermato il buon funzionamento del software e adesso ExoTeR è pronto per tornare in Italia, nel centro di monitoraggio e controllo del rover ExoMars a Torino, presso la società Altec (dell'Agenzia Spaziale Italiana e Thales Alenia Space).

La navigazione autonoma sarà cruciale per il rover, in quanto, a causa dell'enorme distanza fra la Terra e Marte, i segnali radio trasmessi tra i due pianeti arrivano con un ritardo di circa 24 minuti, rendendo impossibile controllare da remoto la guida del rover ExoMars. Per questo il veicolo dovrà essere in grado di prendere alcune decisioni da solo. «Il rover - spiega l'ingegnere robotico dell'Esa Luc Joudrier - crea una mappa digitale dell'ambiente in cui si muove e cerca tutti i possibili percorsi, scegliendo il più sicuro per raggiungere il suo obiettivo».
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