Melbourne, è ancora Djokovic contro Nadal: Il futuro può attendere

Melbourne, è ancora Djokovic contro Nadal: Il futuro può attendere
di Angelo Mancuso
3 Minuti di Lettura
Sabato 26 Gennaio 2019, 10:35
Numero uno contro numero due. In teoria, la finale migliore possibile. In realtà la comunità del tennis sperava di accogliere almeno un nome nuovo nello Slam Down Under (leggi Tsitsipas o Zverev), anziché la “solita” sfida tra Djokovic e Nadal. E molti volevano l’ennesimo squillo dell’infinito Federer. Invece domani saranno il serbo e lo spagnolo a giocarsi il titolo degli Australian Open. Sarà la 53ª puntata della rivalità fra i due campioni, con Nole in vantaggio 27-25. Non si affrontano però in una finale Slam dal Roland Garros 2014, quando sulla terra vinse Rafa. Parigi è il regno del mancino spagnolo, come Melbourne, dove si gioca sul cemento, è quello di Djokovic, che ha conquistato 6 titoli in Australia e punta al settebello per diventare il recordman assoluto di trionfi down under, primato che condivide con Federer e Emerson. Si conoscono da una vita, giocano un tennis simile, maledettamente simile. E così escono partite interessanti, pure appassionanti, ma prevedibili: grandi prestazioni atletiche con la fantasia in secondo piano. È andata sempre così e non c’è ragione di aspettarsi niente di diverso. Difficile indicare un favorito: si rischiano figuracce.
SERVIZIO E AGGRESSIVITÀ
Djokovic ha cominciato ripreso il 2019 come aveva chiuso la seconda metà del 2018: dominando. La sua condizione psico-fisica è ideale e lo ha dimostrato distruggendo in semifinale il francese Pouille: 6-0 6-2 6-2. Il dato che più impressiona è quello degli errori gratuiti del 31enne serbo: appena 5. Praticamente perfetto quanto a solidità e profondità dei colpi. Non solo. «Forse non ho un gran servizio, ma mi sono costruito un grande turno di servizio». Lo diceva Agassi, ma oggi potrebbe ripeterlo Djokovic. Non è noto per essere un bombardiere, ma il servizio sta funzionando a dovere: raccogliendo oltre l’80% dei punti con la prima palla, sta mantenendo percentuali da gran battitore. Da quando poi al suo angolo è tornato il fido Vajda, basta osservare i suoi piedi per notare che ha conquistato un metro rispetto a qualche anno fa. Il suo campo è più corto, lui è più aggressivo. L’età avanza anche per lui ed evitare scambi troppo logoranti aiuta.
NESSUN SET PERSO
«Essere in finale qui è fantastico - ha sottolineato Nadal - due settimane fa ho dato forfait a Brisbane e in quel momento era difficile pensare di essere dove sono ora». Domani, a 10 anni esatti dal suo unico trionfo, proverà a bissare il titolo nel solo Major che ha vinto una sola volta. Diventerebbe il primo giocatore dell’era open a conquistare almeno due volte tutti gli Slam. E salirebbe a quota 18, meno due da Federer. Una rinascita, l’ennesima, che ha dell’incredibile. Il 32enne maiorchino sta impressionando per la profondità dei colpi da fondo campo e in 15 anni di carriera solo al Roland Garros aveva triturato gli avversari come sta facendo a Melbourne: neppure un set perso in sei incontri. Stritolando lo stesso Tsitsipas. Il futuro può ancora attendere.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA