Sul palco del Teatro Ghione, diretta dal compagno, il coreografo Luciano Cannito, la seducente sigaraia di Mérimée, sinuosa sulle note di Bizet, diventa una profuga che sbarca a Lampedusa. Don José, il sergente che «spera di domare il suo spirito ribelle» è un maresciallo dei Carabinieri della stazione locale (il ballerino cubano Amilcar Moret), mentre il torero, Escamillo, si trasforma in uno scafista (Francesco Porcelluzzi).
Quindi, tranne che sotto i riflettori, lei dichiara di aver chiuso con le passioni travolgenti?
«Ho dato tantissimo. Lo so che fa un po’ tristezza dirlo. Ma a un certo punto, volersi bene, significa anche venirsi incontro. Nel lavoro, invece, ancora non mollo».
E quindi, con Luciano Cannito, durante le prove, è battaglia?
«Ho conosciuto Luciano, una decina di anni fa, grazie a questa produzione di Carmen. Diciamo che siamo abituati. Ma in generale non è facile lavorare con una persona cui si è legati sentimentalmente. Si rischia di portare a casa o in scena, anche cose che dovrebbero restare fuori la porta. Però, mi aiuta la disciplina acquisita in anni e anni di danza. Noi ballerini siamo un po’ militari, educati a rispettare i ruoli».
Lei lavora alla radio, a teatro, alla televisione, ma si sente ancora una ballerina?
«A me piace interpretare una storia. Anche quando danzavo coreografie più astratte, il personaggio me lo inventavo io. E quindi ho sempre spaziato in più campi. Carmen la adoro perché è appassionante sempre».
Rimpiange di non essere diventata una étoile?
«Rimpianto no. Ora nella mia scuola a Martina Franca preparo le bambine agli esami di ammissione. Certo, da piccola mi sarebbe piaciuto».
E invece?
«Mi dicevano che avevo troppo seno. Mi prese una fissazione. Andavo a letto la sera, pregando Gesù di farmi svegliare completamente piatta».
Il seno è rimasto al suo posto e ha fatto anche un calendario.
«Uffa, sempre con questo calendario. Preistoria! Oggi non avrebbe senso. Allora, sì. Le foto di Fabrizio Ferri erano stupende. Il punto non è la nudità, con o senza slip, stupidaggini. Ma che cosa vuoi trasmettere. Fabrizio trasformava tutto in bellezza. E comunque, io volevo incontrare la moglie, la ballerina Alessandra Ferri. E quindi...».
Da un estremo all’altro: dal 2006 sveglia l’Italia su Rds, dalle 7 alle 9, e l’unica cosa che mostra è la voce.
«La radio ti mette più a nudo della tv. Se non sei te stessa, si sente subito. E comunque se c’è qualcosa su cui non ho mai puntato è la bellezza».
Che però, non le manca.
«Il mio naso non mi è mai piaciuto granché. Ma soprattutto, non voglio manette. Alla radio ci vado struccata, vestita come mi pare. Investire sull’aspetto fisico è un gioco rischioso. Perché si finisce in schiavitù».
Per questo motivo ha diretto una trasmissione tv Ciccia è bella? Non è ossessionata dalla linea come tutti i danzatori?
«Noi ballerini abbiamo bisogno di un equilibrio alimentare diverso.
Dobbiamo essere forti e leggeri. Ma altrimenti, un po’ ciacione... Chi se ne importa!».
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