Le indagini dei carabinieri hanno consentito di individuare la vittima che, a bordo della propria auto e sotto il costante controllo di uno dei sequestratori, era momentaneamente uscito dal luogo di detenzione per reperire il
denaro. Gli sviluppi investigativi hanno consentito di risalire agli altri indagati, due coniugi titolari di una macelleria del quartiere Ardeatino e un pugile professionista, trovati in possesso di diversi titoli di credito, appunti riconducibili all'attività usuraria e sette dipinti di valore che il libero professionista era stato costretto a consegnare a garanzia del prestito. I tre uomini si trovano ora in carcere a Regina Coeli, mentre la donna è a Rebibbia.
«Ogni ora che passa io sono finito, non ce la faccio ad arrivare fino a domani, oggi mi massacrano di botte, non ce la faccio più a prendere botte, ho tutto il viso rovinato». È quanto affermava al telefono l'imprenditore finito in un giro di usurai che il 14 gennaio lo hanno sequestrato per estorcegli danaro. L'intercettazione, riportata nell'ordinanza di arresto a carico di quattro persone, risale proprio ai giorni in cui la vittima è stato tenuta segregata. «Se non mi aiuti - dice al telefono - mi vedrai morto».
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