Morta a Firenze a 100 anni Sonia Oberdorfer, vittima delle legge razziali del 1938

Morta a Firenze a 100 anni Sonia Oberdorfer, vittima delle legge razziali del 1938
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Lunedì 21 Gennaio 2019, 18:13
All'età di 100 anni è morta a Firenze Sonia Oberdorfer, testimone degli effetti devastanti delle legge razziali emanate dal regime fascista nel 1938. La giovane Sonia insieme alla famiglia non fu deportata nei campi di concentramento ma la sua vita andò in frantumi con l'entrata in vigore del provvedimento antisemita: non potè più fare la maestra nelle scuole pubbliche e trovò lavoro presso una famiglia ebrea come donna di servizio. Sonia Oberdorfer aveva iniziato a scrivere le sue memorie quando era settantenne, volendo che quanto da lei vissuto rimasse a memoria futura. Ma il suo racconto autobiografico ha visto la luce solo un anno fa, in occasione del suo centesimo compleanno. Il suo libro si intitola «La tela di Sonia. Affetti, famiglie, arte nelle memorie di una maestra ebrea» (La Giuntina, 2018) ed è stato curato da Marta Baiardi, Alessia Cecconi e Silvia Sorri.

La memoria di Sonia Oberdorfer, nata a Firenze il 29 settembre 1918, maestra vissuta principalmente tra Firenze e Genova, si inserisce nel copioso filone autobiografico della generazione di ebrei che vissero guerra e persecuzioni ma riuscirono a sfuggire alla deportazione. Scorrendo l'autobiografia di Sonia Oberdorfer incontriamo negli anni Venti a Ferrara Italo Balbo, Giorgio De Chirico e Rodolfo Siviero nel villino degli zii Castelfranco a Firenze (oggi Museo Casa Siviero), Carlo Sforza e Giorgio Nissim a Roma durante i mesi della Consulta Nazionale, Emanuele Luzzati e la sua arte nel secondo dopoguerra a Genova. La tela di Sonia si dipana lungo una trama di ricordi che privilegiano soprattutto la narrazione dell'adolescenza e della giovinezza trascorse nella Firenze degli anni Trenta, illuminata dalla presenza della zia Matilde Forti, figlia di un colto industriale pratese, e dello zio Giorgio Castelfranco, storico dell'arte, mecenate, direttore della Galleria di Palazzo Pitti.

Su questo mondo come un fulmine a ciel sereno piombarono nel 1938 le leggi razziali.
Nelle sue memorie Sonia racconta che lo zio venne cacciato da Palazzo Pitti, il padre ferroviere fu licenziato, i cugini Giovanna e Paolo Castelfranco che da un giorno all'altro partirono per la Svizzera e poi per l'America. «Neppure ci salutammo - si legge nelle memorie - Si salveranno grazie alla vendita della preziosa e ineguagliabile collezione dei De Chirico di famiglia, che Castelfranco aveva raccolto quando il giovanissimo pittore veniva a Firenze, ospite della sua villa di lungarno Serristori, oggi museo casa Siviero».
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