Salvini, il baciamano e la devozione popolare di Napoli

Salvini, il baciamano e la devozione popolare di Napoli
di Mario Ajello
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Lunedì 21 Gennaio 2019, 11:11 - Ultimo aggiornamento: 14:27

Vuole diventare il nuovo Achille Lauro (populista, demagogo e monarchico super-destrorso, adorato nella sua città: Napoli). No, Matteo Salvini vuole diventare il nuovo Antonio Gava, democristiano, ministro dell'Interno a sua volta, originario del Nord ma subito diventato indigeno, ultra-pop sul Golfo e dintorni. E insomma il Capitano adorato a Napoli, il baciamano che che gli è stato tributato ad Afragola come fosse Maradona o padre Pio, continua a far discutere dentro e fuori dai social. Ma al di là dei paragoni, tutti improponibili, in questa nuova devozione napoletana - che piaccia o non piaccia è reale, anche al netto della teatralità del luogo e dei suoi abitanti - c'è tutto il fallimento della sinistra ma anche qualcosa di più antico che resta purtroppo sempre attuale.

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Napoli ha sempre avuto con il potere un rapporto anarchico ma allo stesso tempo di almeno apparente rispetto. Fu così, in una unione di reciproca teatralità con Mussolini. Il popolo napoletano ne aveva colto l'immagine cristica, collocandola tra i tanti taumaturghi tradizionali, ma poi quell'immagine è stata rimossa e sostituita da altre forme e da altre figure miracolistiche. Dunque Salvini in s'illuda troppo dell'"ammuina" di baci e abbracci e di tutte le sceneggiate che gli vengono riservate in questa ex capitale. Non durano mai a lungo.




 

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