La prima ballerina della Scala, accanto a Bakhtiyar Adamzhan, interpreta “Le Jeune Homme et la Mort”, capolavoro di Roland Petit, scolpito nella memoria grazie anche ai volti e ai corpi di Rudolf Nureyev e Zizi Jeanmaire.
«Il ruolo femminile non è complicato da un punto di vista tecnico», spiega Nicoletta Manni, pugliese 27 anni, «ma è costruito su piccoli gesti che suggeriscono l’ambiguità dell’incontro tra i due, sensuale e mortale. È un brano che amo molto. Perché rappresenta il mio primo approccio con Petit».
Arrivata a Milano a 13 anni, Nicoletta si diploma alla scuola scaligera “troppo presto”: «Non ero ancora maggiorenne e sono dovuta andare all’estero, a Berlino fino al 2013, prima di poter lavorare in Italia».
Torna e nel 2014 è già prima ballerina.
Gira il mondo («Mi piace portare all’estero la storia che respiriamo nei teatri italiani»), appare in televisione («è di grande aiuto divulgativo») ed è cauta con i social («vanno usati con intelligenza», commenta facendo riferimento al caso Polunin). Un sogno: «Lo vivo tutti i giorni, mi auguro che duri il più a lungo possibile».
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