L'agonia delle Grotte di Pastena
tra debiti e servizi ridotti all'osso:
intanto crollano i visitatori

L'agonia delle Grotte di Pastena tra debiti e servizi ridotti all'osso: intanto crollano i visitatori
di Pierfederico Pernarella
3 Minuti di Lettura
Lunedì 21 Gennaio 2019, 07:49
Chissà se Andrea, Lorenzo, Marta riusciranno primo o poi a fare un pic nic con le loro famiglie in questo posto dove, due anni e mezzo fa, quando nacquero, il Comune piantò degli alberi a loro dedicati.
Ci troviamo in mezzo a quella che sarebbe dovuta essere l’area ristoro delle Grotte di Pastena. Una trentina di grandi tavoli triangolari, o quel che ne resta, in ferro e cemento con un braciere in mezzo. All’ingresso dell’area svetta un caseggiato. Architettura futuristica, vetro e acciaio corten. Avrebbe dovuto ospitare un punto vendita di prodotti tipici, ma gli interni non sono stati mai conclusi e ora ci piove dentro: una parete e parte del soffitto sono invasi dal muschio. Per fare queste opere, qualche anno fa, si spese un milione di euro.
Oggi è tutto abbandonato alle mercé delle intemperie e del degrado.

LIQUIDAZIONE INFINITA
Oggi però, per assurdo, questo è l’ultimo dei problemi delle Grotte di Pastena. La gestione di uno dei gioielli naturalistici del Centro Italia è finita in un vicolo cieco. Lo stesso in cui si trovano i dipendenti dell’ex Consorzio, sedici in tutto, che non vengono pagati da ottobre. Arretrati che sono andati a sommarsi alle già 21 mensilità pendenti. Due anni di stipendi non pagati che rappresentano una bella fetta del debito del Consorzio in liquidazione pari a circa un milione e mezzo di euro.
Gli introiti derivanti dalla vendita dei biglietti, in media pari a circa 240mila euro, riescono a coprire poco più della metà della spesa del personale. Il resto lo metteva la Regione. Poi nel 2014 il Consorzio, istituito nel 1989, è stato messo in liquidazione e le Grotte di Pastena sono state inglobate nel Parco Ausoni e del Lago di Fondi. Un’appartenenza, per ora, solo sulla carta. È tutto fermo finché non si chiude la liquidazione.

IL NUOVO COMMISSARIO
Quattro anni non sono bastati a venirne a capo. Sono mancati i soldi, ma anche una volontà politica. L’ex commissario liquidatore Bruno Marucci si è dimesso. Ora i Comuni di Pastena, Collepardo e la Provincia, mediante un avviso pubblico, ne hanno individuato un altro: è l’ex consigliere comunale Gianni Ferraccioli. Per l’assunzione dell’incarico si attende il via libera della Regione.
Il sindaco Arturo Gnesi che in questi anni non ha lesinato critiche severe in difesa delle grotte e dei dipendenti, ora mostra un pizzico di fiducia: «Lo scorso 18 dicembre abbiamo avuto un incontro con il capo segreteria di Zingaretti ed è emersa la volontà di trovare una soluzione. Con la nomina del nuovo commissario spero si possa chiudere la fase della liquidazione e aprire un nuovo capitolo sulla gestione del sito».
Il Parco Ausoni avrà risorse e capacità sufficienti? Il sito ha tutte le potenzialità per camminare sulle proprie gambe, ma la bellezza non basta.

LA BELLEZZA NON BASTA
«In media le visite annuali si erano attestate sui 35mila ingressi - spiega il sindaco - Nell’anno appena trascorso i visitatori sono stati 25mila».
A parte le iniziative meritorie del Comune di Pastena, che però a pochi mezzi a disposizione, da anni non si fa più promozione: «In passato ce ne occupavamo noi, inviavamo le lettere alle scuole, si faceva volantinaggio sulle spiagge», racconta una dipendente.
Oggi i servizi sono ridotti all’osso. Gli orari, soprattutto d’estate, non invogliano: si apre troppo tardi (alle 10) e si chiude troppo presto (alle 17). Ma tant’é. Anche perché, con i mezzi a disposizione oggi, non si potrebbe fare fronte ad un’utenza maggiore. Solo tre dipendenti continuano a fare le guide e non si possono fare i miracoli, considerando che gli stessi, oltre ad essere pagati a spizzichi e bocconi, hanno tra i venti e i trenta anni di servizio alle spalle. Prima tutti facevano tutto, oggi sono stanchi, demotivati.
«Serve nuova linfa, forza giovane, perché non si organizzano progetti di scuola-lavoro impiegando studenti del territorio?», chiede uno dei dipendenti. Già perché? Ma le domande su come uno dei tesori del Lazio sia potuto arrivare a questo punto sono tante. Troppe.
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