Conte in Niger e Ciad: in missione per dimuire le partenze dei migranti

Conte in Niger e Ciad: in missione per dimuire le partenze dei migranti
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Lunedì 14 Gennaio 2019, 18:20 - Ultimo aggiornamento: 20:57

Missione in Niger e Ciad, domani e mercoledì, per il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che diventa il primo capo di un governo italiano a visitare i due Paesi africani, fondamentali per gli equilibri politici e di sicurezza del Sahel. Le tappe a Niamey e Ndjamena fanno parte di un percorso di rafforzamento della partnership con i Paesi africani avviato dal governo, che ha visto un passaggio fondamentale nei mesi scorsi con il viaggio di Conte in Etiopia ed Eritrea. Prima tappa del viaggio sarà il Niger, dove il nostro Paese ha aperto due anni fa l'ambasciata, retta da Marco Prencipe, a dimostrazione dell'importanza che il Paese, situato alla frontiera meridionale della Libia, riveste in questo momento per l'Italia ma anche tutta la regione del Sahel. Con Niamey, considerato dunque un interlocutore privilegiato, il nostro Paese ha sviluppato un approccio che coniuga sicurezza e sviluppo, un binomio fondato su numeri e impegni ben precisi: da un lato sostegno all'addestramento delle forze di sicurezza nigerine, missione cui partecipano da settembre 92 soldati italiani, che hanno già provveduto alla formazione di 260 militari, dall'altro programmi di cooperazione a sostegno delle donne, dell'imprenditoria giovanile e dell'agricoltura su cui finora sono stati investiti circa 80 milioni di euro.

La visita di Conte a Niamey è anche la dimostrazione di come siano state superate le incomprensioni dei mesi scorsi sulla presenza dei nostri militari in Niger. E appare come il riconoscimento del grande impegno dimostrato dl Paese sui temi della lotta al terrorismo e della lotta flussi migratori irregolari. Flussi in direzione della Libia che negli ultimi due anni si sono ridotti dell'80% e questo grazie all'adozione di una legge in Niger che ha portato allo smantellamento delle rete di trafficanti criminali. Ma anche grazie agli ingenti aiuti arrivati dall'Unione Europea e dall'Italia, con la fornitura di mezzi ed equipaggiamento per il controllo dei confini e con i fondi per programmi di sviluppo per la popolazione, alternativi ai business illegali. Il Niger, dopo il collasso dello Stato libico, è di fatto diventato la frontiera meridionale dell'Europa. E la sua relativa stabilità, rispetto ad altri Paesi della regione, come il Ciad o il Burkina Faso, ne fa un argine contro i flussi migratori, un interlocutore privilegiato in una regione difficile, esposta a gruppi terroristici e bande criminali. Secondo recenti dati dell'« Africa Center for strategic studies», gli attacchi violenti legati all'attività di gruppi di estremisti islamici nella regione del Sahel sarebbero triplicati negli ultimi 12 mesi.

I temi affrontati nella visita a Niamey saranno speculari a quelli in discussione nella visita a Ndjamena - dove non c'è un'ambasciata ed i rapporti sono curati dalla nostra rappresentanza in Camerun - con il focus sul contrasto ai flussi migratori e la cooperazione in materia di difesa, su cui esiste un accordo tra Italia e Ciad firmato due anni fa. Tra l'altro anche il Ciad è fondamentale per il controllo delle frontiere con la Libia, dove sono da registrare di recente scontri tra militanti ciadiani legati ad al Qaeda e le forze del generale Khalifa Haftar. Niger e Ciad, insieme a Burkina Faso - dove, nell'ottica del nostro interesse per la regione, è prevista nei prossimi mesi l'apertura della nostra ambasciata - Mali e Mauritania fanno parte del cosiddetto G5 Sahel, che nel 2017 hanno istituito una forza militare congiunta per far fronte alla crescente minaccia terroristica nella regione.

L'Italia finanzia corsi di formazione della GdF, dell'Arma dei Carabinieri e della Scuola Sant'Anna di Pisa per i funzionari delle dogane, le forze di polizia e i magistrati dei Paesi della regione.

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