Rifiuti, Roma torna alle discariche: ecco le sette aree

Rifiuti, Roma torna alle discariche: ecco le sette aree
di Lorenzo De Cicco
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Mercoledì 9 Gennaio 2019, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 19:57

L’epoca delle discariche sembrava seppellita in quel di Malagrotta, la gigantesca cloaca che ha accolto il pattume della Capitale per trent’anni e passa. Comodissima per chi governava - molto meno per chi ci abitava tutt’intorno - è stata smantellata alla fine del 2013 su pressing dell’Unione europea e quel modello, per Roma, sembrava archiviato per sempre. Invece no, come in un gioco dell’oca si rischia di tornare alla casella di partenza. Riecco le discariche, sette aree pronte - o meglio, adatte - per ospitarle, come si legge in una mappa spedita ieri dai tecnici della Città metropolitana di Roma (governata da Virginia Raggi) al Ministero dell’Ambiente e alla Regione Lazio, che ora dovrà prendere la decisione finale.
 



LO STALLO
Si è arrivati a questo punto perché dopo cinque anni di melina istituzionale a più livelli, mentre la crisi dell’immondizia si ripresentava ciclicamente fino all’emergenza rovinosa delle ultime settimane, nessuno ha pensato a come rimpiazzare la “grande buca”. Il piano regionale non viene aggiornato da sei anni, i grillini che dal 2016 governano in Campidoglio non hanno mai voluto sentir parlare di inceneritori, per posizione presa. E così, da allora, dalla chiusura di Malagrotta, poco o nulla si è fatto, col risultato che un sistema già fragilissimo come quello della gestione della spazzatura romana saltasse per aria con un incendio, quello che l’11 dicembre scorso ha distrutto l’impianto di trattamento sulla via Salaria. Il colpo del kappaò.

Ora, dopo quasi quattro settimane coi marciapiedi invasi dalle buste maleodoranti e dopo le minacce dell’Associazione Presidi di tener chiuse le scuole per «rischi sanitari», si va di corsa. Il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, forse intuendo il possibile, sciagurato evolversi della crisi nell’Urbe, già ad agosto ha istituito una cabina di regia, per mettere insieme Comune, Regione e l’ex Provincia, e porre fine al rimpallo di competenze. 

IL DISTRETTO DELLA SINDACA
Così si è arrivati alla mappa presentata ieri dai tecnici della Città metropolitana. Le aree considerate «idonee per gli impianti di smaltimento dei rifiuti» interesserebbero quattro municipi romani più tre paesi dell’hinterland. Si tratta di una zona del distretto Tiburtino (IV) proprio al confine con Guidonia, di un’altra area tra il X Municipio (Ostia) e il IX Municipio (Laurentino), di una zona al confine tra l’XI Municipio e il Comune di Fiumicino. E ci sarebbe anche, da quanto filtra, un’area della circoscrizione dove abita Virginia Raggi, la XIV, estrema periferia Nord, vicino alla località Tragliatella. Altre zone ancora sono state trovate, lontano dai centri abitati, nei territori di Cerveteri, Riano e Ladispoli.

RIMPALLO COMUNE-REGIONE
«È stata una scelta meramente tecnica, la mappa è stata elaborata dai dirigenti della Città metropolitana, non si è mai arrivati a un voto politico», spiegavano ieri dal Campidoglio, che ha sempre sostenuto che la decisione su eventuali discariche e inceneritori spettasse solo alla Regione Lazio, guidata dal dem Nicola Zingaretti. Dalla Pisana si dicono pronti a varare il nuovo piano rifiuti - l’atto che dovrà dire dove saranno costruite di preciso le discariche e in quale numero - ma solo dopo avere ottenuto un nuovo piano industriale dall’Ama, la società partecipata al 100% dal Comune di Roma, per capire quale è oggi il «fabbisogno» di impianti della Capitale. Insomma, il gioco per non restare col cerino in mano rischia di ricominciare. Sempre che il governo non decida di intervenire con un commissario, che il ministro Costa considera un’extrema ratio.

 

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