Pensioni, tempi stretti per usare quota 100: domande a gennaio

Pensioni, tempi stretti per usare Quota 100: domande a gennaio
di Andrea Bassi
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Sabato 5 Gennaio 2019, 00:18 - Ultimo aggiornamento: 15:03

Rischia di diventare una corsa contro il tempo quella dei dipendenti statali che decideranno di utilizzare lo “scivolo” di Quota 100 per anticipare la pensione. Chi ha maturato o maturerà i 62 anni di età e 38 di contributi entro il prossimo 31 marzo, se vorrà approfittare della prima finestra, fissata al primo luglio, per lasciare il lavoro, dovrà presentare domanda all’Inps entro la fine del mese. È una delle ultimissime novità contenute nella bozza di decreto che conterrà le due misure bandiera del governo, la riforma Quota 100 e il Reddito di cittadinanza, e che dovrebbe essere approvato nei prossimi giorni, probabilmente già nel consiglio dei ministri dell’11 gennaio prossimo. Il provvedimento prevede, come detto, che tutti i dipendenti pubblici che hanno maturato i requisiti entro il 31 dicembre dello scorso anno, e quelli che li matureranno entro il 31 marzo di quest’anno, potranno lasciare il lavoro dal prossimo primo luglio. 

LE DIFFERENZE 
Ma, aggiunge, un comma del provvedimento, la domanda di collocamento a riposo dovrà essere presentata con un preavviso di sei mesi all’amministrazione di appartenenza. Dunque, dalla pubblicazione in Gazzetta del decreto, che dovrebbe arrivare entro la metà di gennaio, rimarranno sì e no quindici giorni per chiedere il pensionamento. La ragione di questa differenza con i dipendenti privati, starebbe nella necessità di garantire la continuità e il buon andamento dell’azione amministrativa. Statali a parte, chi ha maturato i 62 anni di età e i 38 di contributi entro lo scorso 31 dicembre, potrà lasciare il lavoro il primo aprile. Per chi non ha ancora maturato i requisiti, invece, ci saranno delle finestre “mobili” di tre mesi. Significa che dal momento in cui si hanno i 62 anni e 38 di contributi, bisognerà attendere 90 giorni prima di poter lasciare il lavoro. 

LA FINESTRA DI SEI MESI
L’età anagrafica, ossia i 62 anni, saranno adeguati all’aspettativa di vita e, dunque, cresceranno con il tempo. Per i dipendenti pubblici che matureranno i requisiti a partire da aprile 2019, la finestra sarà invece di sei mesi (sempre tenendo presente che la domanda di collocamento a riposo dovrà essere presentata con sei mesi di anticipo all’amministrazione di appartenenza).

Ieri invece si sono scatenate le polemiche su un’altra norma inserita nella bozza che riguarda gli statali: lo slittamento del pagamento delle buonuscite fino a 8 anni per coloro che scelgono l’uscita anticipata con Quota 100 (come anticipato dal Messaggero del 4 gennaio). La Cisl ha chiesto al Governo di convocare i sindacati sul decreto che dovrebbe introdurre le norme per l’anticipo della pensione e di non penalizzare i lavoratori pubblici con il rinvio dell’erogazione della liquidazione solo al momento della maturazione dei requisiti attuali (67 anni di età per la vecchiaia e 43 anni e 3 mesi di contributi per quella anticipata). 

«Chiediamo - ha affermato il segretario confederale Ignazio Ganga - che il sindacato venga convocato al più presto per un confronto specifico sulle pensioni». I dipendenti pubblici, gli ha fatto eco Antonio Foccillo della Uil, «devono scontare fino in fondo il fatto di essere tali, con continue differenze di trattamento rispetto a chi, invece, lavora nel settore privato. Pertanto la risposta sarà immediata». 

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