Pensioni, l'anno dell'esodo degli statali, i professori: voglia di lasciare i banchi per i maestri della primaria

Pensioni, l'anno dell'esodo degli statali, i professori: voglia di lasciare i banchi per i maestri della primaria
di Francesco Pacifico
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Mercoledì 2 Gennaio 2019, 10:23
L’uscita anticipata per il personale della scuola è una lotteria. Perché docenti, dirigenti scolastici e personale Ata non sanno ancora quando dovranno presentare la prima delle due domande per la pensione, ovvero quella di cessazione dal servizio, visto che la finestra per i dipendenti del settore, secondo la legge 449 del 1997, scatta con decorrenza a partire dal primo settembre 2019.

La questione è dirimente perché in teoria la prima domanda (quella di cessazione dell’incarico) andrebbe presentata già entro la metà del prossimo gennaio, in modo che il ministero dell’Istruzione abbia tutto il tempo per definire le piante organiche per il prossimo anno scolastico. Soltanto dopo questo passaggio si può depositare la seconda domanda, quella per la richiesta di pensione vera e propria all’Inps. In quest’ottica, non è da escludere che il governo possa decidere di concedere una deroga sui tempi. 

Negli ultimi mesi sono state diffuse stime a dir poco allarmanti sul numero delle uscite: si è parlato anche di 70 mila insegnanti che al 31 dicembre 2017 avrebbero raggiunto i requisiti anagrafici per accedere al pensionamento anticipato. Ma dal ministero di viale Travestere ridimensionano le cifre, facendo notare che è vero che l’età del corpo insegnante è alta, ma considerando una contribuzione spesso frastagliata, sarebbero circa 40 mila quelli che potrebbero avere tutte le carte per lasciare. Senza contare che gli stipendi del comparto sono molto bassi, con la conseguenza che il peso delle penalizzazioni legate al calcolo contributivo (tra il 5 e il 21% sull’assegno finale in base agli anni “scontati” rispetto alla Fornero) potrebbe spingere molti a rimanere. Quelle, invece, che potrebbero scegliere di andare via sono soprattutto maestri e maestre della scuola dell’infanzia o della primaria, vista l’attività usurante alla quale sono sottoposti. In ogni caso l’uscita di 40 mila insegnanti sarebbe comunque difficile da gestire per il Miur. Vuoi perché sarebbe un turnover più alto rispetto ai 30 mila verificatosi nel 2018, vuoi perché sempre quest’anno, su oltre 50.000 assunzioni in programma, circa la metà è andata vacante.


 
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