Capolavoro del 700 conteso, il direttore tedesco degli Uffizi alla Germania: «Rubato dai nazisti, restituitelo»

Capolavoro del 700 conteso, il direttore tedesco degli Uffizi alla Germania: «Rubato dai nazisti, restituitelo»
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Martedì 1 Gennaio 2019, 15:37 - Ultimo aggiornamento: 19:34

«Un appello alla Germania, per il 2019: ci auguriamo che nel corso di quest'anno possa essere
finalmente restituito alle Gallerie degli Uffizi il "Vaso di Fiori" di Jan van Huysum, rubato da soldati nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale e, attualmente, nella disponibilità di una famiglia tedesca che dopo tutto questo tempo non l'ha ancora reso al museo nonostante le numerose richieste da parte dello Stato italiano». Così l'appello, diffuso oggi anche via Internet del direttore tedesco degli Uffizi, Eike Schmidt.
Il dipinto è di Jan van Huysum (1682-1749), un olio su tela appartenente alle collezioni di Palazzo Pitti fin dal 1824, quando fu acquistato dal granduca Leopoldo II per la Galleria Palatina. Per oltre un secolo restò nella sala dei Putti, ma nel 1940, quando la reggia fu evacuata, il quadro fu trasferito in ville del contado. Nel 1943 era a villa Bossi Pucci dove militari tedeschi in ritirata lo portarono via con altre opere.

 



Per dare forza al suo appello il direttore Eike Schmidt ha fatto collocare una riproduzione in
bianco e nero del "Vaso di Fiori" di van Huysum - è la stampa ottenuta da una fotografia del primo '900 realizzata da Alinari -, nella stessa sala dei Putti di Palazzo Pitti dove il quadro è rimasto fino al 1943 prima di essere trasferito nella campagna a scopo di difesa durante la Seconda Guerra Mondiale.
La riproduzione inoltre è stata corredata da cartelli con la scritta "rubato" in tre lingue - italiano, inglese e tedesco -, e da una didascalia esplicativa che ricorda come a sottrarla furono soldati della Wehrmacht. «Saremo ben lieti di rimuovere questa memoria fotografica - conclude Schmidt - quando agli Uffizi sarà restituito l'originale». Oggi il museo è chiuso, ma dal 2 gennaio i visitatori potranno prendere coscienza di questa
vicenda.

«A causa di questa vicenda che intacca il patrimonio delle Gallerie degli Uffizi - spiega ancora Schmidt -, le ferite della seconda Guerra Mondiale e del terrore nazista non sono ancora rimarginate. La Germania dovrebbe abolire la prescrizione per le opere rubate durante il conflitto e fare in modo che esse possano tornare ai loro legittimi proprietari». Il direttore degli Uffizi sottolinea poi che «per la Germania esiste comunque
un dovere morale di restituire quest'opera al nostro museo: e mi auguro che lo Stato tedesco possa farlo quanto prima, insieme, ovviamente, ad ogni opera d'arte depredata dall'esercito nazista».
Nella ritirata verso nord il dipinto fece tappa con le altre opere trafugate Castel Giovio (Bolzano) dove la cassa in cui si trovava venne aperta e si completò il trafugamento. Quindi dell'opera si persero le tracce. Ricomparve solo decenni dopo, nel 1991, poco dopo la riunificazione tedesca. Da allora vari intermediari, per conto dei possessori, hanno tentato più volte di mettersi in contatto con le autorità in Italia chiedendone un riscatto. Una richiesta di tale assurdità, si commenta dagli Uffizi, che dopo l'ultima oltraggiosa offerta ha convinto la
procura di Firenze ad aprire un'indagine: «il quadro infatti è già di proprietà dello Stato Italiano, e pertanto non è
alienabile né acquistabile». 
 

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