Rifiuti a Roma, Costa: «Nessuno si tiri indietro o ci sarà il commissario»

Rifiuti a Roma, Costa: «Nessuno si tiri indietro o ci sarà il commissario»
di Mauro Evangelisti
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Sabato 29 Dicembre 2018, 08:38 - Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre, 00:21

Sergio Costa, ministro dell'Ambiente: Roma è ricoperta dai rifiuti in queste festività. C'è stata una sottovalutazione delle conseguenze dell'incendio del Tmb di via Salaria?
«L'incendio del Tmb proprio poco prima del picco di produzione dei rifiuti, tipico del periodo natalizio, ha creato difficoltà imprevedibili fino a poche settimane fa. Per gestire la situazione abbiamo lavorato giorno e notte con Roma Capitale e con la Regione Lazio per avviare una pianificazione che porti in tempi ragionevoli il sistema alla normalità. Sono stati firmati dei contratti tra aziende, raccolta la disponibilità di altri impianti ad accogliere i rifiuti che da un giorno all'altro non avevano più uno sbocco. È chiaro che c'è una forte criticità e che questo comporta che ogni attore faccia la propria parte: in questo momento vanno superati gli steccati politici. Solo così si potrà scavallare questa criticità improvvisa».

Vista la situazione molto negativa, sottolineata anche dalla stampa internazionale, dopo l'incendio non sarebbe stato più saggio nominare un commissario?
«Quella del commissariamento della Regione è un'ipotesi che è stata considerata suggestiva da molti fronti. Però ragioniamo: un commissario per l'emergenza creatasi dopo l'incendio del Tmb non avrebbe potuto fare di più in questa fase di quello che gli attori istituzionali hanno fatto. Cercare di smaltire le 500 tonnellate che finivano al Salario in altre strutture e con altri percorsi nel rispetto della tutela della salute dei cittadini e dell'ambiente. Non è che un Commissario possa inventarsi altre soluzioni: anzi, passerebbe diversi mesi solo per capire come organizzare i lavori. Diverso sarebbe stato se i due enti responsabili, Regione e Comune, non avessero dialogato. Se ci fossero state distanze incolmabili. Ripeto: Regione e Roma Capitale, nel proprio ruolo, in questa emergenza creatasi dopo il rogo del Tmb, hanno agito per il bene dei cittadini romani. E stanno continuando a farlo. Chiaramente il mio ruolo, come Ministro dell'Ambiente, è quello di assicurare che questo dialogo continui: sto vigilando e seguo la situazione con grande attenzione».

Prima l'incendio del TMB, poi l'incremento dei roghi dei cassonetti. Pensa che vi sia un disegno anti Roma?
«Quando si vuole cambiare un vecchio sistema ci sono resistenze. Non dico altro. Roma si è incamminata verso un percorso virtuoso con l'estensione della differenziata di qualità e quindi il porta a porta a tutti i cittadini. Non è facile, richiede un radicale mutamento delle abitudini dei cittadini e delle imprese e una fase transitoria che è quella che stiamo osservando. Probabilmente ci saranno interessi che vanno in senso opposto. Sul rogo del Salario, cosi come dei cassonetti, attendo con fiducia il lavoro della magistratura».

Roma ha un sistema fragile. Perché non sono stati realizzati nuovi impianti? È stato un errore pensare che incrementare la differenziata avrebbe risolto tutti i problemi?
«Roma ha un sistema fragile che deriva da decenni senza gestione. Manca un piano regionale dei rifiuti dal 2013. Ricordiamo il periodo di Malagrotta dove la grande discarica è stata come il tappeto sotto al quale si è nascosta la polvere. Tutto a discapito di un quartiere che ne ha subìto le conseguenze per decenni. Chiudere Malagrotta è stato un atto dovuto ma contemporaneamente occorreva aver previsto e organizzato un'alternativa strutturata, nelle more del piano regionale dei rifiuti che il territorio sta attendendo da sei anni e che credo sia all'ultimo miglio e su cui si sta attivamente lavorando. Nuovi impianti serviranno: impianti di compostaggio e Tmb. E saranno richiesti alle comunità territoriali atti di responsabilità e di senso civico. Non è pensabile sperare di non vedere più rifiuti in giro e nello stesso tempo opporsi anche a un sito di compostaggio».

A che punto è la cabina di regia? Chi deve indicare gli impianti?
«La cabina di regia è un lavoro iniziato 4 mesi fa. Sono due questioni differenti: da una parte c'è l'incendio di un impianto che trattava un quarto dei rifiuti; dall'altra c'è la questione dello smaltimento. In merito al piano industriale e alla situazione dell'impiantistica il Ministero dell'Ambiente non ha competenze specifiche su questa materia ma non mi tiro indietro. La cabina di regia si è sviluppata su due direttrici: quella tecnica, che ha visti attivi i dirigenti degli assessorati all'Ambiente di Roma Capitale, della Città metropolitana e della Regione, il direttore generale del Ministero dell'Ambiente per il settore rifiuti, e il gabinetto del prefetto. Questo lavoro ha prodotto una bozza ora all'esame delle parti, per stabilire appunto chi deve fare cosa, nella definizione del piano regionale dei rifiuti. Ho incontrato molte volte da un lato il presidente Zingaretti e dall'altro il sindaco Raggi. E devo riconoscere a entrambi che hanno lavorato con grande impegno. Siamo vicini a una soluzione. Anche in questo caso, non credo sia una scelta condivisibile commissariare, né tanto meno che a decidere sia il ministero dell'Ambiente. Le Istituzioni democraticamente elette devono assumersi la responsabilità delle proprie scelte politiche. Commissariare è un un'estrema ratio cui occorre fare ricorso solo qualora chi è stato eletto per governare decida di non volerlo fare più».

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