Rifiuti, Raggi porta dossier in procura: «Ora indagate su Ama»

Rifiuti, Raggi porta un dossier in procura: «Ora indagate sulle opacità di Ama»
di Michela Allegri e Stefania Piras
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Sabato 29 Dicembre 2018, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 14:07
Portare tutto in Procura. La strategia del cassetto aperto e svuotato sulla scrivania del pm torna in Campidoglio dove sta prendendo forma, corposo, il dossier Ama. Lo ha chiesto la sindaca Virginia Raggi che ha promosso un’indagine interna. È un report sugli ultimi due anni di attività dell’azienda.

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Destinazione: la Procura della Repubblica, «il prima possibile». L’incendio al Tmb Salario, poi, sarà un capitolo speciale. La sua gravità ha convinto la prima cittadina ad accelerare la pratica che consegnerà ai pm. Non è un esposto, ma un dossier, appunto, chiariscono dal Comune. Un modo per aiutare i magistrati a districarsi in un contesto - quello della gestione rifiuti - labirintico e opaco. Raggi vuole che si indaghi sulle tante, troppe, mancanze dell’azienda: «Sulle gare saltate, sui personaggi strani che circolano in azienda, sugli appalti, sui buchi e le opacità che rendono il servizio inefficiente e in molti casi ingestibile».

Nel dossier, ad esempio, c’è la storia dell’officina di riparazione dei camioncini Ama mai utilizzata, perché i mezzi venivano inviati fuori, addirittura in strutture private. E, quindi, lautamente pagate per fare qualcosa che Ama poteva far da sé. Un sospetto simile a quello che aveva istruito l’esposto che Ama presentò all’Antitrust sul caso delle gare andate deserte e, dunque, sull’ipotesi cartello. Ci sono reati nella mancanza di cassonetti che risultano sul piano stilato dall’azienda, ma non esistono nei posti in cui sono previsti? Come è possibile che abbiano potuto sopravvivere oltre 20mila utenze non domestiche e non pagare il dovuto? Domande che la sindaca gira ai magistrati, che hanno già aperto un fascicolo sui cassonetti stracolmi di Roma.

IL COLLEGAMENTO
Il prossimo passo della Procura nell’inchiesta sulla mancata raccolta dell’immondizia sarà verificare se esista un collegamento tra il degrado e i roghi che da Natale stanno distruggendo i contenitori di rifiuti in diversi quartieri della Capitale. Il pm Carlo Villani, titolare del fascicolo sulla raccolta in tilt, ipotizza il reato di getto pericoloso di cose, che punisce chi «getti o versi, in un luogo di pubblico transito, o in un luogo privato ma di comune o di altrui uso, cose atte a offendere o imbrattare o molestare persone», oppure «provochi emissioni di gas, di vapori o di fumo, atti a cagionare tali effetti».

Nelle prossime settimane verificherà se i cassoni incendiati - l’ultimo due notti fa nel quartiere Esquilino - siano nelle stesse zone sommerse dall’immondizia e su cui si sta concentrando l’indagine. A fare scattare gli accertamenti, dalla periferia al centro storico, da Torpignattara a Primavalle, passando per Portuense, Prati e San Lorenzo, decine di esposti di residenti e comitati di quartiere, che hanno denunciato una situazione allarmante, con tanto di reportage fotografici: marciapiedi sommersi da sacchetti, ratti e gabbiani che rovistano tra gli scarti di cibo. Intanto la Procura attende le prime informative dei Vigili del fuoco sui roghi di cassonetti che si sono susseguiti negli ultimi giorni. Dal 25 dicembre, si contano almeno 15 incendi e il sospetto è che in alcuni casi ci sia stata un’unica regia.

A indagare sulla mancata raccolta è la Polizia locale, che sta ascoltando residenti. Gli stessi agenti indagano anche su un filone parallelo, che riguarda le isole ecologiche e il “mercato nero” dei rifiuti e che è già in fase avanzata. Dagli accertamenti è infatti emerso che le aree sono state saccheggiate per mesi - con il benestare di alcuni dipendenti Ama - da smaltitori abusivi che, dopo avere spogliato elettrodomestici ed apparecchiature elettroniche dei materiali pregiati - rame, ferro, zinco - getterebbero gli scarti in discariche abusive, o ai bordi delle strade, cercando spesso di farli sparire bruciandoli. Come è successo due notti fa: un giovane di 23 anni, di origini serbe, è stato arrestato dai carabinieri mentre dava fuoco a rifiuti speciali in zona Tor de’ Cenci, vicino alla tenuta presidenziale di Castel Porziano. Il giovane - che ha precedenti e frequenta il campo nomadi di Castel Romano - aveva un furgone carico di carcasse di elettrodomestici e materassi.
 
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