Bongiorno: «Statali in pensione a ottobre e nei processi garanzie intoccabili»

Bongiorno: «Statali in pensione a ottobre e nei processi garanzie intoccabili»
di Luca Cifoni
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Domenica 23 Dicembre 2018, 23:58 - Ultimo aggiornamento: 24 Dicembre, 19:32
Dipendenti pubblici in pensione da ottobre e nessun ritardo effettivo nelle nuove assunzioni. Giulia Bongiorno è soddisfatta della legge di Bilancio appena approvata dal Senato e anche delle ultime modifiche in tema di pubblico impiego inserite nel maxi-emendamento del governo. Ma il ministro della Pubblica amministrazione continua ad occuparsi anche di giustizia e nella veste di esperta della Lega su questo tema dà un’indicazione precisa in vista della riforma del processo penale: la necessaria velocizzazione delle procedure non può comportare la rinuncia a gradi di giudizio o altre garanzie per il cittadino.

La legge di Bilancio quest’anno è in ritardo ma al di là del calendario il Parlamento ha avuto ben poso tempo di lavorarci davvero. Non pensa che siano state lese le prerogative delle Camere?
«Questo per il nostro governo è l’inizio di un percorso. Quando si inizia ci si trova a superare degli ostacoli: in questo caso c’è stata la trattativa con l’Unione europea che ha dilatato i tempi. Ma io credo che se si riesce - anche attraverso la svolta nella pubblica amministrazione - a dare slancio all’economia, allora potremo arrivare alla prossima manovra con anticipo, impostarla tutta in casa e allora anche per l’esame in Parlamento ci sarà più tempo. Comunque a parte l’interlocuzione con la Ue non credo sia successo nulla di eccezionale. L’opposizione fa il suo mestiere ma abbiamo già assistito in passato a situazioni del genere».

Nel testo ci sono le somme per i rinnovi contrattuali, che però i sindacati giudicano del tutto insufficienti.
«Lo stanziamento inserito in questa legge di bilancio lo considero un successo. Basta fare il confronto con quanto era stato inizialmente previsto nella scorsa legislatura per la precedente tornata contrattuale: ora le cifre sono molto più rilevanti. Un ministro deve contemperare le esigenze finanziarie e quelle dei dipendenti pubblici, ma su questo punto posso dire davvero di essere stata dalla parte dei dipendenti».

Ma con le risorse che ci sono darà inizio alla trattativa? Pensa di convocare i sindacati?
«È chiaro che ulteriori risorse potranno eventualmente arrivare solo con la prossima legge di bilancio. Io dico che possiamo iniziare a incontrare i sindacati - con i quali finora credo di avere un rapporto buono - a condizione però che venga riconosciuto l’investimento fatto nella pubblica amministrazione».

Un altro capitolo importante della legge riguarda le assunzioni. Che impegni pensa di poter prendere al proposito?
«Anche qui, chi conosce il mondo della pubblica amministrazione sa che siamo di fronte a un fatto storico. Il turn over al 100 per cento vuol dire che tutti quelli che vanno in pensione verranno sostituiti, mentre nello scorso triennio erano uno su quattro. Non è un fatto scontato ed in realtà il risultato è doppio, perché accanto al rimpiazzo totale delle uscite c’è in aggiunta un programma straordinario di assunzioni che vale 800 milioni di euro nei prossimi tre anni».

Però, proprio all’ultimo momento, nella trattativa con l’Unione, sono stati previsti 100 milioni di risparmio da ottenere con lo slittamento al 15 novembre dell’entrata in servizio dei nuovi dipendenti.
«Spieghiamo come stanno le cose. Intanto tutti quelli la cui assunzione è stata autorizzata entreranno senza ritardi. Poi il termine del 15 novembre riguarda solo lo Stato centrale ed è coerente con i tempi che servono concretamente per le procedure, i concorsi e così via. Dunque all’atto pratico non ci saranno slittamenti. Ci terrei anche a ricordare un’altra scelta che ho voluto fare, magari non troppo popolare: siccome vogliamo che nella Pa entrino i migliori, le graduatorie degli idonei ai concorsi sono state prorogate all’indietro solo fino al 2014. Per quelli risultati idonei tra il 2010 e il 2014 verrà richiesto un corso di formazione ed un esame. Tutti quelli prima invece non saranno prorogati».

Parliamo di pensioni. L’uscita anticipata con “quota 100” riguarderà molti dipendenti pubblici: quanto dovranno aspettare per uscire?
«Premesso che la norma non è stata ancora scritta nei dettagli, a differenza di quelle che riguardano il pubblico impiego, vorrei chiarire una cosa: sono stata io a chiedere che i tempi di uscita per il pubblico siano più larghi dei tre mesi dei privati, perché non possiamo permetterci di lasciare scoperte le strutture pubbliche. Serve tempo per una corretta programmazione e io credo che sei mesi aggiuntivi siano il tempo giusto. Quindi chi ha maturato il diritto già entro il 2018 dovrebbe uscire a ottobre. Questo è il nostro orientamento».

Crede che almeno nel settore pubblico potrà essere raggiunto l’obiettivo di sfruttare le uscite per assicurare un effettivo ricambio generazionale, cosa non ovvia nel privato?
«Certo, il ricambio generazionale ci sarà; visto che l’età media è di 52 anni e di 56 per i dirigenti già il turn over al 100 per cento dovrebbe garantirlo. Solo che noi vogliamo usare questa occasione per riposizionare la Pa. Dunque non è detto che chi entra vada a fare il lavoro di chi è uscito, daremo la priorità alle esigenze di digitalizzazione, razionalizzazione, semplificazione, alla gestione dei fondi europei, alla contrattualistica pubblica, oltre che al settore della giustizia, che è un asset anche per il rilancio economico del Paese».

A proposito di giustizia. In base all’accordo politico Lega-M5S le nuove norme sulla prescrizione entreranno in vigore a inizio 2020 se non sarà scattata nel frattempo la riforma del processo penale. Lei in passato a proposito della prescrizione parlò di bomba atomica.
«È vero ed è per questo che la riforma va fatta entro il prossimo anno. C’è un tavolo con il ministro Bonafade, al quale io siedo in rappresentanza della Lega. Sull’esigenza di velocizzare i processi sono d’accordo tutti e voglio rassicurare chi ipotizza che stiamo pensando di eliminare gradi di giudizio o garanzie degli imputati che questo non avverrà. Piuttosto si può intervenire su altri aspetti. Faccio un solo esempio, come avvocato: i processi non iniziano quasi mai nel giorno stabilito perché ci sono ad esempio errori nelle notifiche e altri problemi del genere. Proprio con la digitalizzazione si può fare molto su questo fronte».
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