Capitano Ultimo, auto incendiata davanti alla sua casa-famiglia

Capitano Ultimo, auto incendiata davanti alla sua casa-famiglia
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Martedì 18 Dicembre 2018, 17:41 - Ultimo aggiornamento: 20:05

Dell'automobile, un'Audi, non c'è rimasto niente. Solo la carcassa carbonizzata. Qualcuno l'ha rubata e poi, verso mezzanotte, le ha dato fuoco. Ma non in un posto qualunque: lo ha fatto davanti alla casa famiglia fondata dal colonnello dei Carabinieri Sergio De Caprio, il Capitano Ultimo che arrestò Totò Riina
 


Le indagini sono in corso, ma nessuno crede si sia trattato di un fatto casuale: l'incendio è divampato in via della Tenuta della Mistica, una stradina isolata circondata dal nulla all'estrema periferia orientale di Roma. Una strada che conduce proprio alla casa famiglia gestita dall'associazione Volontari Capitano Ultimo e all'annessa falconeria. Ed è proprio davanti al cancello dell'allevamento di rapaci (una decina, un vecchio pallino dell'ufficiale) che è stata bruciata l'automobile. «Nessuno va lì per caso», dice un investigatore. Dunque un avvertimento? De Caprio, da quel 15 gennaio di 25 anni fa, quando mise le manette al «boss dei boss», è finito nel mirino di Cosa Nostra ed è un uomo senza volto. Sono state numerose e ripetute le minacce nei suoi confronti. Nel 1993, pochi mesi dopo l'arresto di Riina, il pentito Salvatore Cangemi riferì di aver partecipato a un vertice di mafia nel quale Bernardo Provenzano parlò di un piano per catturare o uccidere De Caprio, mentre nel 2001, in udienza pubblica, il pentito Gioacchino La Barbera disse che il killer Leoluca Bagarella aveva offerto un miliardo di lire a un informatore per sapere dove alloggiava Ultimo. Poi però gli anni sono passati, De Caprio ha smesso di occuparsi di mafia e l'Ucis, l'ufficio centrale interforze che si occupa di assegnare le scorte alle personalità a rischio, ha deciso di revocargli il servizio di tutela (un'auto non blindata e un carabiniere) per «mancanza di segnali di concreto pericolo». Cosa che - quando si dice il destino - è avvenuta proprio il 3 settembre scorso, anniversario dell'uccisione del generale Dalla Chiesa, forse il principale punto di riferimento di Ultimo. E così torna la domanda: è stato un avvertimento? De Caprio, interpellato dall'ANSA, glissa. Ma a modo suo: «Questo sicuramente lo valuteranno il prefetto di Roma Paola Basilone e gli esperti dell'Ucis che sanno leggere molto bene i segnali concreti di pericolo. Noi, invece, leggiamo chiaramente in quello che è successo un segnale di assenza di sicurezza per i cittadini». Non è un mistero che Ultimo non abbia gradito la revoca della scorta (era già successo per pochi mesi, tra il 2009 e il 2010, poi gli è stata riassegnata) e i suoi sostenitori hanno anche lanciato una campagna di «sensibilizzazione» sul web: migliaia le firme raccolte, ma l'appello non ha cambiato le cose. Adesso è probabile che il fatto della scorsa notte venga valutato dai responsabili dei servizi di protezione, ma le indagini sono ancora all'inizio e gli indizi sono pochi.

A dare l'allarme è stato il personale che gestisce la casa famiglia (De Caprio abita altrove), che attualmente ospita nove minorenni in condizioni familiari precarie. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco, che hanno spento le fiamme, e i carabinieri. Che al momento avrebbero però pochi elementi: la vettura infatti è carbonizzata, si sa solo che è stata rubata, mentre è improbabile che qualcuno abbia visto qualcosa. Riguardo a Ultimo, è un dato di fatto che da lunghi anni, da quando è stato trasferito dal Ros al Noe, il Nucleo operativo ecologico, non si occupa più operativamente di criminalità organizzata.

Tuttavia, ha sempre continuato a far parlare di sé. E non solo per le inchieste - insieme al pm di Napoli Henry John Woodcock ha continuato a condurne tante eccellenti, su mazzette ed appalti - ma anche e forse soprattutto per quel suo modo anticonvenzionale di pensare e di porsi che, complici pure le fiction tv, lo hanno fatto diventare un «quasi eroe nazionale», come l'ha definito una volta l'ex procuratore Giancarlo Caselli. Sicuramente un personaggio ingombrante e un ufficiale fuori dagli schemi, che ora si occupa «di orchidee», come dice lui stesso. Dopo il Noe e una breve parentesi nei Servizi è infatti finito al Comando carabinieri forestali, Reparto biodiversità e parchi, ma la sua popolarità resta immutata.

La notizia dell'auto incendiata è arrivata durante la seduta della Camera.
A informarne l'Assemblea è stato Giovanni Donzelli di FdI: «Se lo Stato lascia solo chi combatte la mafia fa un regalo alla mafia», ha detto. Giorgia Meloni, presidente del partito, ha chiesto che sull'episodio «venga fatta immediata chiarezza», mentre il capogruppo Francesco Lollobrigida ha sollecitato la riassegnazione della scorta a De Caprio. Raoul Bova, che proprio domani riporterà Ultimo sul piccolo schermo per una miniserie su Canale 5 («una coincidenza?», si chiede), parla di «segnale inquietante» e invita lo Stato a «difendere fino in fondo chi ha fatto il suo dovere».

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