Manovra, stallo su quota100-reddito. Lite Lega-M5s sull'ecotassa

Manovra, stallo su quota100-reddito. Lite Lega-M5s sull'ecotassa
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Sabato 15 Dicembre 2018, 14:59 - Ultimo aggiornamento: 16 Dicembre, 13:29

Di nuovo alta tensione tra Matteo Salvini e Luigi di Maio. Senza un nuovo passo indietro su pensioni e reddito trovare ancora cinque miliardi di euro, tanti ne servono per evitare la procedura d'infrazione dell'Ue, appare impresa difficile. Cartina tornasole del confronto aspro fra i due alleati di governo è anche la riedizione dello scontro sulla ecotassa sulle auto: la Lega non ne vuole sapere ed è pronta a cancellarla con un emendamento, sacrificando se necessario anche gli incentivi 'green' in favore dei veicoli meno inquinanti promossi dai 5S. Che però insistono e confidano in rimodulazioni dei bonus, magari più soft. Per uscire dallo stallo ecco allora che arriva un ennesimo vertice, che viene convocato per domenica sera a Palazzo Chigi: al tavolo siederanno il premier Giuseppe Conte, i due vicepremier, il ministro del Tesoro Giovanni Tria, il ministro per il Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro e i sottosegretari che in Parlamento seguono la manovra. Nella stessa giornata atteso a Roma anche Beppe Grillo, che potrebbe fare il punto con i suoi.

 



Ufficialmente comunque si negano le distanze e si spiega che come sempre la chiave per risolvere i conflitti nel governo sarà la «mediazione» ma intanto le posizioni alla fine della giornata restano cristallizzate. «La Lega - dice il sottosegretario allo Sviluppo economico ed esponente cinquestelle Davide Crippa - deve fare pace con se stessa».

E così la legge di bilancio continua a essere ostaggio degli scontri e delle trattative fuori che da giorni si susseguono fuori dalle Aule parlamentari: mancano 16 giorni all'esercizio provvisorio e l'esame in commissione a Palazzo Madama non è ancora iniziato. Sarà lampo e con molta probabilità finirà con un maxiemendamento del governo in zona cesarini tra martedì e mercoledì. Ma proprio l'esercizio provvisorio, che nei fatti porta a congelare le spese e che in genere viene guardato con timore e sospetto, sarebbe stato uno scenario che Salvini, si racconta in ambienti della maggioranza, non avrebbe esitato ad utilizzare come minaccia nei confronti dell'alleato in queste ultime ore. Il leader della Lega non ne vuole sapere - racconta chi gli ha parlato - di ulteriori concessioni e limature a quota 100. Rispetto alle stime iniziali, è il ragionamento, si contano due miliardi di risparmi nel 2019 e tanto deve bastare. Soprattutto, il vicepremier leghista non è disposto a caricarsi un peso superiore a quello dell'alleato per fra quadrare i conti con l'Europa.

Il dialogo continua, fa sapere Bruxelles, ma i tecnici che sono a lavoro faticano a trovare gli spazi per mettere in campo misure sufficienti a garantire i desiderata europei. La revisione del deficit nominale al 2,04 non basta, anche perché non incide a sufficienza su quello strutturale. E allora il governo italiano è chiamato a un ulteriore sforzo, anche per evitare di ripetere errori del passato: c'è stata un'epoca in cui Roma ha svalutato «7 volte la lira», ammonisce Mario Draghi, facendo toccare al contempo all'inflazione un picco «del 223%». Ma se Salvini non ne vuol sapere di fare ulteriori 'concessionì anche Luigi Di Maio non vede margini per rivedere al ribasso il reddito di cittadinanza. Tra l'altro, si evidenzia in ambienti cinquestelle, da sempre è la riforma della Legge Fornero a essere sotto i riflettori della commissione europea convinta che la messa in discussione del sistema previdenziale rappresenti une elemento di debolezza per il futuro del Paese. «Io il contratto l'ho firmato con Salvini e nel contratto c'è il reddito di cittadinanza», replica a inizio giornata riferendosi ai dubbi espressi dal sottosegretario leghista alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti. Ufficialmente Salvini lo rassicura: «Quello che c'è nel contratto io lo rispetto». Parlarsi e trovare un'intesa però è tutt'altra cosa.

Anche sul reddito di cittadinanza Lega e 5 stelle restano prodondamente divisi. «La terza regione che prenderà il reddito di cittadinanza, per numeri, sarà la Lombardia: qui c'è questo mito, che nel nord va tutto bene e nel sud va tutto bene. In realtà le sofferenze sono ovunque, a me l'Italia piace tutta, dalla Sicilia alla Val d'Aosta, non c'è un Italia che non mi piace perchè è più in difficoltà», ha affermato il vicepremier ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, su Facebook. «Mi piace il risotto alla milanese e la pizza napoletana. Dire - aggiunge in riferimento alle parole di Giancarlo Giorgetti - che il reddito di cittadinanza piace alle persone che non ci piacciono, vuol dire che non ci piacciono le persone in difficoltà che sono nelle periferie di Milano e Torino, di Pescara e di Palermo. Sono ovunque, e - conclude Di Maio - siamo stati eletti per aiutare le persone che non stanno bene. La nostra vera sfida è aiutare chi è in difficoltà». 

Stop alla ecotassa dunque e anche agli incentivi per le auto ecologiche, poi niente paletti legati al reddito per la card cultura per i neodiciottenni ma anche assunzioni per le forze di polizia e vigili del fuoco, che nelle intenzioni dei partiti di maggioranza potrebbero anche godere dello sblocco del turnover: sono tante le misure che M5S e Lega "segnalano" come prioritarie in vista dell'esame della manovra in commissione Bilancio. Ma se su alcune, come quelle per il settore automobilistico, gli alleati di governo sono obbligati a trovare a una sintesi molte altre sono destinate a venire cassate. Gli spazi politici e finanziari sono infatti molto ristretti: solo gli emendamenti leghisti considerati più importanti (circa 130, a cui se ne aggiungono altrettanti pentastellati) costerebbero l'intero plafond a disposizione del Parlamento e che in gran parte è già stato speso. È vero che si possono trovare sempre nuove coperture ma considerato il niet a nuove tasse, ribadito anche oggi proprio dalla Lega, la strada per approvare nuove misure resta in salita.

Nonostante non sia certo a buon mercato, il sottosegretario all'Economia Massimo Garavaglia assicura di «continuare a lavorare a un taglio dei premi Inail»: sono 600 i milioni da trovare. Confermata la proposta per introdurre la «flat tax al 7% per riportare in Italia - dice Matteo Salvini - nel nostro splendido Sud, una parte di quei quasi 400mila connazionali pensionati che risiedono all'estero». In casa M5S intanto viene confermata l'intenzione di arrivare all'azzeramento nel 2022 dei fondi per l'editoria. È targata cinquestelle anche una proposta che punta a vietare la produzione di cotton fioc non bio dal primo gennaio 2019, prevedendo sanzioni fino a 10mila euro per chi non rispetta le nuove regole. È sempre firmato dal partito di Di Maio l'emendamento che permetterebbe ai magistrati di andare in pensione fino a 72 anni e che non convince l'Anm. Da riscrivere anche le nuove norme su Ncc e taxi per mettere un freno all'abusivismo.

Ancora aperto poi il cantiere famiglia: oltre all'idea di prevedere tre anni di contributi figurativi per ogni figlio a partire dal terzo per le mamme-lavoratrici, un emendamento a prima firma Pillon chiede il raddoppio dei giorni che si possono prendere per malattia dei figli alzando anche l'asticella dell'età del minore dagli attuali 10 a 16 anni. 

 

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