​Sivori e il boom, Rivera l’onorevole, Totti core de roma: 70 anni di calcio italiano in un libro illlustrato

Socrates e Francesco Totti ritratti da Andrea Bozzo
di Nicolas Lozito
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Giovedì 13 Dicembre 2018, 12:49 - Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio, 18:46
Più di tutti vale la massima di Winston Churchill: “Gli italiani perdono le guerre come se fossero partite di calcio e le partite di calcio come se fossero guerre”. Una citazione storica ha mille possibili corollari, tra cui quello per cui gli italiani raccontano il calcio come fosse una guerra, come fosse un evento sconvolgente e importante, come fosse la storia con la S maiuscola. Lo fanno al bar, spesso litigando, lo fanno online, con centinaia di siti dedicati alle Operazioni nostalgia, lo fanno con i libri. Solo questi ultimi riescono però nel faticoso intento di restituire tutte le sfaccettature del nostro rapporto d’amore viscerale con il calcio.

L’ultimo arrivato nella football libreria nostrana è “Storia d’Italia ai tempi del pallone” (Casa Sirio, 192pp., 18€) firmato dalla penna di Darwin Pastorin, giornalista italo-brasiliano che ne ha scritto i testi, e dal pennello di Andrea Bozzo, illustratore torinese, che ha curato i disegni. Gli autori del libro, presentato per la prima volta domenica scorsa a Più libri più liberi, saranno oggi giovedì 13 dicembre a Torino (ad Area, ore 19) e martedì 18 allo Juventus club di Milano. 
 
 

Un delicato, romantico, curatissimo albo «dal grande Torino a Cristiano Ronaldo», come recita il sottotitolo. Si parte dal 1949, da Superga, da quel «boato, lassù in collina» che ha cambiato per sempre una generazione e una città. E poi si affronta la linea del tempo della storia di Italia scandendola per numeri dieci, campioni, allenatori. Non è un’enciclopedia, è una raccolta di aneddoti e di punti di vista, note di colore e dettagli rivelatori, raccontati dalla voce di un giornalista che ha vissuto davvero tutti quei momenti. Ogni personaggio diventa soggetto dei ritratti colorati di Bozzo, illustrazioni che sembrano la perfetta combinazione tra le figurine Panini e i dipinti rinascimentali, dove il condottiero di turno ha sempre sullo sfondo la sua reggia, la sua battaglia, o il suo più grande desiderio. 

C’è Jeppson, 1952, con la maglia del Napoli e dietro i panni stesi dai palazzi dei Quartieri spagnoli. C’è Gigi Meroni, 1967, con i libri in mano, un «poeta del calcio che in anticipo sul Maggio francese porta l’immaginazione al potere sul prato verde». Oppure Gigi Riva, anzi “giggirriva, giggirriva!”, 1970, con sullo sfondo la Sardegna.  E poi Zico con il cappello degli alpini davanti alle lavatrici Zanussi in fila, simbolo del potere glocal della provincia: “O Zico o Austria”, gridano a Udine quando la Federazione vuole toglierglielo. 

Pastorin racconta anche di quando, nell’1981, mentre faceva il corrispondente per Tuttosport dal Mundialito in Urugay, ha conosciuto Socrates, il calciatore con il pugno alzato. «Mi fermai a parlare con lui, sotto la confortante ombra di un gigantesco albero. Gli dissi che ero nato in Brasile, ma che vivevo da tempo in Italia e che le sue idee sarebbero piacute a Enrico Berlinguer, un politico amato e stimato da tanti avversari. Lui mi raccontò delle cicatrici del Brasile, del tanto che c’era ancora da fare per i troppi poveri. Del bisogno assoluto di uguaglianza. Diceva che nessun brasiliano doveva essere escluso dalla felicità, “nessuno dovrà più camminare a testa bassa o portare le catene”». 

Il volume prosegue seguendo una vera linea del tempo infografica che scandisce le pagine e segna ciò che accadeva nel Paese fuori dai 90 minuti della domenica. Un amarcord che si trasforma in presente quando arrivano i “gemelli diversi” Totti e Del Piero, il “romanzo infinito” di Buffon, il futurisismo marziano di Ronaldo in un’Italia governata dal tridente Conte-Di Maio-Salvini. Non manca nulla in un riassunto dei 70 anni di pallone italico, un libro che piace a chi c’era e a chi, invece, non ha vissuto certi momenti. A chi giocava con il subbuteo e a chi si diverte con Fifa e i videogiochi. A chi collezionava figurine e a chi mette cuori su Instagram. 

Un compendio intergenerazionale scritto da un autore innamorato del calcio e del racconto del calcio (nell'ultimo capitolo dedica il proprio lavoro ad Arpino e Pasolini), e che descrive le cose con chiarezza e immaginazione. Un libro bello da vedere fin dalla carta usata, divertente da sfogliare, prezioso da leggere e conservare. 

Chissà se anche Churchill – che tanto ci prendeva in giro per come viviamo la sineddoche del pallone, la parte per il tutto, i novanta minuti che diventano totalizzanti di una vita intera – l’avrebbe apprezzato.
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