L'attrazione per la ruspa e il ritardo sull'emergenza

di Paolo Graldi
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Mercoledì 12 Dicembre 2018, 10:45
Il fascino volitivo della ruspa che attacca e demolisce il Lido abusivo sulla spiaggia di Ostia. Un'attrazione fatale, irresistibile, per Virginia Raggi. Che bello volare tra gli applausi sulla scia della moda presenzialista sui luoghi del delitto. Solo più tardi, a mattina inoltrata, la massima autorità del Campidoglio si è coraggiosamente inoltrata nella nube che si levava dalle 4,45 dall'impianto Ama di via Salaria.

Vane le rabbiose proteste degli abitanti che la chiamano, per scherno, Area Chanel numero 5. Una visita che assumeva il cupo carattere dell'autopsia: il Tmb, logorato da superlavoro e ruggine, reso inservibile per sempre da un rogo dalle origini sospette. Un centro di raccolta da 500 tonnellate al giorno senza una telecamera per sorvegliare o rilevatori di fumo. Un destino segnato, quasi invocato da chissà chi. Il procedere senza fretta della sindaca, per impegni precedentemente presi, segnala l'approdo ultimo di una catastrofe amministrativa su uno dei settori più qualificanti: i rifiuti.

Da una stagione emergenziale all'altra, senza visione della realtà e delle prospettive, camionate di promesse finite anch'esse in qualche discarica. La polvere che puzza di incompetenza buttata sotto il tappeto riemerge ora col fumo acre dell'incendio e getta la Capitale in una emergenza che troveremo presto per strada, sotto casa: cassonetti sepolti dai rifiuti. L'ora più triste per la città eterna. E non sappiamo del primo gesto: doloso o colposo?
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