Pietre d'inciampo rubate, sdegno per l'atto antisemita a Roma. Fascicolo dei pm per furto aggravato

Roma, rubate 20 pietre d'inciampo in memoria degli ebrei deportati. I pm: «Aggravante razzista»
di Raffaella Troili
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Lunedì 10 Dicembre 2018, 11:43 - Ultimo aggiornamento: 20:48

Sul selciato di Via Madonna dei Monti a Roma oggi ci sono 20 buchi neri: sono quelli lasciati dai vuoti delle pietre d'inciampo che dal 9 gennaio 2012 ricordavano la famiglia Di Consiglio sterminata dai nazi-fascisti e che nella notte sono state portate via da ignoti, divelte e rubate. 
 

 

Una notizia nella Giornata Mondiale dei Diritti Umani, diffusa dall'Associazione Arte in Memoria, dal 2010 impegnata a installare a Roma le «Stolpersteine», le pietre d'inciampo realizzate dall'artista tedesco Gunter Demnig per ricordare le follie naziste contro ebrei, dissidenti, omosessuali, rom e sinti deportati nei campi di sterminio. La Procura ha aperto un fascicolo per furto aggravato dall'odio razziale, con il procuratore aggiunto Francesco Caporale che ha dato mandato ai Carabinieri di procedere con le indagini, e questa sera alle 20 nel Rione Monti ci sarà un presidio silenzioso proprio al civico 82, dove i Di Consiglio abitavano, promosso dall'Associazione Arte in Memoria e dal I Municipio, con l'adesione dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e della Comunità Ebraica di Roma. Installate direttamente dall'artista nel 2012 (Demnig ha dato vita a questa iniziativa di memoria diffusa già negli anni '90, posizionando in varie parti d'Europa migliaia di «Stolpersteine», sampietrini 10x10cm ricoperti da una lastra lucente di ottone con le informazioni sulle vittime dell'Olocausto e collocati di fronte alle loro ultime abitazioni), le 20 pietre ricordavano con discrezione ma con grande valore simbolico i membri della sfortunata famiglia Di Consiglio, quasi del tutto cancellata dalla barbarie nazista. 
 
A richiederne l'installazione era stata Giulia Spizzichino, sopravvissuta alla Shoah e scomparsa nel 2016, in quanto diretta discendente: sua madre Ester infatti era una dei dieci figli di Mosè e Orabona Di Consiglio. La Spizzichino aveva dunque voluto onorare la memoria dei suoi parenti con un ricordo perpetuo: del resto con le sue oltre 20 vittime - alcune vennero deportate ad Auschwitz altre furono trucidate nelle Fosse Ardeatine - questa famiglia fu tra le più colpite a Roma, non solo nella razzia al Ghetto del 16 ottobre del '43 ma anche in una retata il 21 marzo 1944.
 
 

Oltre allo sdegno per un atto ignobile e vergognoso, questo furto ha lasciato dietro di sé anche tristezza, paura e tanta rabbia: «È un attacco inaudito di fascismo e di antisemitismo fatto da gente che non scherza e purtroppo un governo come quello che abbiamo, che aizza all'odio per il diverso, legittima questi atti», ha dichiarato questa mattina Adachiara Zevi, presidente dell'Associazione Arte in Memoria, «È a rischio la nostra democrazia, proprio alla vigilia del Giorno della Memoria. Sono stravolta, è una cosa inenarrabile: questo atto è la messa in pratica e la conseguenza delle minacce che l'Associazione e io stessa come presidente abbiamo ricevuto nel luglio scorso. Ma queste pietre continuano a dire la verità a tutti coloro che passano».

La senatrice Liliana Segre, presidente a Milano delle Pietre d'inciampo commenta «trovo che rubare le lapidi che non hanno tomba sia una cosa talmente orribilmente vigliacca che non ho parole. La pietra si può rimettere tutte le volte che si vuole, ma chi fa un gesto di questo genere lui è irripetibile per se stesso». Il presidente della Camera Roberto Fico definisce il furto non solo «un atto grave» ma «Un oltraggio antisemita. La memoria è e resterà sempre una risorsa civile della nostra società».

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