Salvini: «Manovra, così cambia al Senato»

Salvini: «Manovra, così cambia al Senato»
di Mario Ajello
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Sabato 8 Dicembre 2018, 00:33 - Ultimo aggiornamento: 11:34

Matteo Salvini, avete scelto Roma per la manifestazione della Lega. E’ il palcoscenico più adatto a una manifestazione così?
«Sì, perché noi siamo una forza che vuole unire l’Italia, e questa è la Capitale. Sarà una giornata memorabile, da tanti punti di vista. Non un semplice comizio, ma una festa di ringraziamento dopo sei mesi di straordinaria esperienza umana e politica in favore del nostro Paese. Tracceremo anche il percorso futuro per l’Italia e al livello continentale. Nel senso che dovremo fare in Europa ciò che abbiamo cominciato a fare in Italia. I fatti di Parigi fanno molto pensare». 

Teme rivolte da gilet gialli anche in altri Paesi?
«Se non si fa qualcosa in fretta, scoppia una bomba sociale. L’Europa salta non perché Salvini è brutto e cattivo. Ma perché c’è la crisi e non si danno risposte ai temi del lavoro e della salute. La cosa assurda è che l’Italia, l’unico posto dove stiamo cercando di dare risposte, è nel mirino di Bruxelles. Vogliono anche mandare gli ispettori per vedere se siamo razzisti». 

Lei intanto è pronto a riscrivere il Contratto di governo?
«Non c’è fretta. Per ora rimane quello che è».

Ma appena ieri ha detto che va rifatto.
«Lo cambieremo nei prossimi anni, se cambia lo scenario. Non straccio il Contratto perché i sondaggi sono buoni. Intanto chiudiamo la manovra economica. Pensiamo ai soldi veri». 

Voi siete scalati dal 2,4 al 2,1. La Ue è attestata tra l’1,9 e il 2. A che cifra del deficit si chiude la trattativa?
«Mi rifiuto di pensare che Bruxelles, per qualche decimale, crei problemi alla seconda potenza industriale del Continente. Noi diamo e daremo segnali di disponibilità, però per dialogare bisogna essere in due. Se in cambio delle nostre aperture abbiamo solo dei no, il dialogo finisce». 

Voi vi siete ammorbiditi. E’ vero? 
«No, ma siamo persone di buon senso. Pragmatici e non ideologici. Io non morirò per il 2,4 per cento. Ma noi siamo un governo che mette più di un milione per i disabili, e che ha fatto una manovra in favore dei cittadini. Confido che Bruxelles non ci chiuda le porte in faccia, per uno 0,1 in più o in meno». 

Di Maio vede martedì gli imprenditori, e gli promette sgravi sul costo del lavoro. Lei li ospita domani al Viminale e che cosa gli dirà?
«Innanzitutto, ascolto. E magari viene fuori qualche idea in più. Noi diamo 400 milioni ai piccoli imprenditori. Qualcuno dei grandi, che sono sempre stati abituati bene, forse protesterà. Ma l’economia italiana si fonda su imprese sotto i 10 dipendenti. Dirò per esempio ai miei ospiti che il Codice degli appalti, come loro richiedono, lo stiamo riscrivendo. E raddoppiamo la detraibilità dell’Imu sui capannoni. Ci muoviamo nelle piccole e nelle grandi cose con questa logica molto aderente ai bisogni di tutti». 

A certa Italia produttiva però la vostra manovra non piace.
«Ma i fatti di Parigi mi dicono che occorre investire anche sulla lotta alla povertà. Abbiamo 6 milioni di poveri ed è una cifra che non può far correre il Paese». 

Salvini, sta facendo il grillino?
«No, sto facendo la persona equilibrata».

Non va riequilibrato a favore della Lega questo governo, come i sondaggi spingono a pensare?
«Non chiedo mezza poltrona in più. Anche se i numeri tra i partiti, rispetto all’inizio della legislatura, sono cambiati».
 
Oggi voi siete in scena a Roma, a due passi dal Papa. Come mai non avete un dialogo diretto con Bergoglio?
«Non vedo l’ora di incontrarlo e spero che lo faremo presto. Ho uno splendido rapporto con molti parroci e con moltissimi fedeli. Poi vedo che il vescovo di Palermo contesta il decreto sicurezza, e mi chiedo: ma i vescovi non dovrebbero pensare a fare i vescovi e non i commentatori politici?».

L’arcivescovo di Venezia, Moraglia, dice che la Lega non può dare lezioni sul presepe.
«Io il presepe lo faccio da quando ero bambino. Semmai mi stupiscono quei preti, pochi per fortuna, che non lo fanno: a causa di un multiculturalismo totalmente sbagliato. Chi arriva in Italia si aspetta che gli italiani abbiano e mostrino, anche con orgoglio, le proprie tradizioni. Il problema è che ci sono degli italiani che non accettano l’Italia». 

La manovra per l’Italia voi la cambierete in Senato. Ma come?
«Ci saranno cambiamenti soprattutto sui temi del lavoro, della salute e della famiglia. Si potrebbero detassare le auto aziendali, per esempio. E sarebbe giusto, mentre era sbagliata l’eco-tassa su auto a benzina o diesel. Stiamo facendo un’infinità di cose e altre le faremo». 

Per Roma che cosa state facendo?
«Ho firmato proprio oggi per i fondi sulla sicurezza urbana: poliziotti, vigili, videocamere. Significa più sicurezza, anche per Roma. E’ la città più grande e quella che prende più soldi. E quanto alle grandi opere le dico solo questo: sono pronti, oltre che per Milano, i soldi per la metro della Capitale. Però non si può chiedere a me di tappare le buche di questa città o di cacciare i gabbiani che sono degli avvoltoi». 

E una legge speciale per Roma?
«Ci stiamo lavorando, serve che la Capitale italiana abbia uno status come Berlino per la Germania. Ma va rivista intanto l’intera struttura di questa metropoli. Ostia, o altre città nella città di quelle dimensioni, devono diventare comuni autonomi. Io da ministro ho anche la delega agli Enti locali, e vorrei incontrare la sindaca Raggi per parlare della revisione dei servizi e della struttura organizzativa di Roma». 

Se la piazza di oggi sarà piena, Di Maio deve preoccuparsi? 
«Deve solo essere contento. Più si rafforzano i due pilastri del governo, più si rafforza il governo».

Ma il pilastro 5 stelle sta traballando assai.
«Di Maio è persona seria e andiamo avanti insieme». 

Non vede però che il Nord sta scalpitando?
«Non siamo mai stati così forti e presenti al Nord. Parlando le ultime elezioni amministrative: primo partito a Bolzano e primo partito nel Trentino». 

Puntare al Mezzogiorno non vi crea problemi dall’altra parte?
«No, significa unire. In 50 anni di parole, la distanza tra Nord e Sud è aumentata, a svantaggio di entrambi. C’era qualcuno che pagava e qualcun altro che non cresceva. I soldi venivano usati male, noi li usiamo meglio». 

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