Riccardo De Palo
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di Riccardo De Palo

Jarett Kobek: «Vi spiego perché odio Internet, ma prima scappiamo dai social»

Jarett Kobek: «Vi spiego perché odio Internet, ma prima scappiamo dai social»
di Riccardo De Palo
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Venerdì 7 Dicembre 2018, 19:16 - Ultimo aggiornamento: 19:17
"Io odio Internet" è un potente e dissacrante romanzo di Jarett Kobek, che racconta il lato oscuro della Rete e che è diventato un caso internazionale. La protagonista Adeline è una donna semifamosa, con all'attivo un fumetto di successo negli anni Novanta; invitata a parlare a San Francisco, finisce a sua insaputa sui social mentre esprime un'opinione scomoda: sarà flagellata dagli hater. L'autore del libro, un trentottenne di origine turca dallo sguardo simpatico e beffardo, vive in California: domenica 9 dicembre sarà a Più libri più liberi (ore 14,30, sala Luna), alla Nuvola dell'Eur, per parlare del suo volume pubblicato in Italia da Fazi.

Mister Kobek, ha mai amato Internet?
«Certo: come ogni adolescente, ho sprecato la mia giovinezza. Credevo, come tutti, che la proliferazione delle tecnologie digitali avrebbe portato a una specie di liberazione. Ma è successo prima che un piccolo numero di persone propagasse questa bugia allo scopo di spremere profitti da Internet. Cosa possiamo farci? Capire come il mondo funziona non cambia assolutamente niente; anzi, può soltanto peggiorare le cose».

Quindi, come lei scrive, il Web è un luogo dove chiunque può scrivere calunnie o fake news, che servono soltanto ad arricchire i social network?
«Il mio libro avrebbe potuto anche intitolarsi Io odio quattro o cinque compagnie della Bay Area di San Francisco. Ma sarebbe stato meno efficace. Onestamente, non è una critica alla Rete in quanto tale, ma al modello di business dei padroni della Silicon Valley. Da quando il romanzo è stato pubblicato, questo modo di pensare si è diffuso al punto che mi sento quasi male quando penso a Mark Zuckerberg!»

Lei mostra nel suo libro come il colore della pelle influisca ancora molto, in America, sul successo delle persone.
«Certo e la situazione, se possibile, è peggiorata. Gli Usa hanno conosciuto una bolla di prosperità, a partire dal dopoguerra, che è durata all'incirca fino al 1970, e che da allora non ha fatto che sgonfiarsi. Stiamo andando verso il feudalismo, e l'avvento di una classe transnazionale. Ma mi sta bene. Sono un intrattenitore. Sono sicuro di poter far divertire Elon Musk. Anche un'anima nobile come lui ha bisogno di farsi una risata!»

Si può vivere senza Internet?
«La gente ne ha fatto a meno per migliaia di anni. Possiamo farcela? Forse no, porta troppi profitti».

Si possono, almeno, evitare gli hater?
«No, sono compresi nel pacchetto. La tecnologia originale della Rete era stata creata per scopi bellici e le sue successive evoluzioni avevano come obiettivo lo sfruttamento dei peggiori impulsi umani. Per questo siamo tutti in un'enorme, e infinita, guerra dell'informazione. Correte nei boschi. Nascondete i vostri bambini».

Lei usa i social?
«Ho un account Facebook, il cui scopo principale è di ricevere email da un amico che vive in Danimarca, e che è stato in trattamento per schizofrenia».

Conosce Dave Eggers? Anche lui non sopporta la Rete.
«Stranamente, no. Ho incontrato Michael Chabon un anno fa - ma lui stava firmando autografi per gente incredibilmente ricca e io ero noiosamente ubriaco - quindi forse non deve essersi fatto una bella idea di me».

Com'è cambiata l'America con Trump?
«Uno dei principi occulti della vita americana è che la personalità del Presidente determina il tono dell'intero Paese - una cosa alla re Artù. Purtroppo, adesso il dominatore è completamente fuori di testa e fa avvelena ogni cosa che tocca. Come minimo, ha reso l'intera nazione pazza, e fatto adottare a tutti nella vita pubblica il suo tono bombastico e anti-intellettuale. Ciò ha reso il dibattito impossibile e i ricevimenti molto noiosi. I liberal in America odiano Trump, non tanto per le sue politiche, ma perché è imbarazzante. È lo specchio in cui vedono il loro riflesso. Lui è noi. Noi siamo lui».

Con chi o cosa se la prenderà nel prossimo libro?
«Poiché mi sono autoesiliato dall'industria editoriale americana, il mio prossimo libro uscirà in Inghilterra per Serpent's Tail. Sarà un romanzo fantasy sulla Regina delle Fate che arriva a Los Angeles sulle tracce della sorella perduta. Il titolo sarà "Soltanto gli americani bruciano all'inferno": scriverò dell'industria culturale e la sua relazione con la cupola del Male globale».
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