Censis: «Italiani soli e incattiviti in un Paese che non cresce più»

Censis: «Italiani soli e incattiviti in un Paese che non cresce più»
di Valeria Arnaldi
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Venerdì 7 Dicembre 2018, 09:59 - Ultimo aggiornamento: 13 Dicembre, 08:06

«Soli, arrabbiati e diffidenti». Così il 52esimo Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese ritrae gli italiani. L'Italia è preda di un «sovranismo psichico». Le cause sarebbero da ricercare nella delusione per lo sfiorire della ripresa e per l’atteso cambiamento miracoloso. L’Italia è il Paese dell’Unione Europea con il minor numero di persone che affermano di avere raggiunto una condizione socio-economica superiore a quella dei genitori: il 23% a fronte della media europea del 30%. Il 96% delle persone con basso titolo di studio e l’89% di quelle a basso reddito sono convinte che non potranno cambiare la loro condizione e non potranno diventare benestanti. Solo il 45% ritiene di avere le stesse probabilità degli altri di migliorare. In Europa, la media è del 58%. Per il 56,3% degli italiani non è vero che le cose nel nostro Paese hanno iniziato a cambiare. Non solo. Il 63,6% è convinto che nessuno ne difende interessi e identità: la percentuale sale al 71,3% tra chi ha redditi bassi e addirittura al 72% tra chi ha un basso titolo di studio. Guardando al futuro, solo il 33,1% è ottimista. Il 35,6% è pessimista. Il 31,3% è incerto.

PREGIUDIZI
In Italia i pregiudizi sono diffusi. Il 69,7% degli italiani non vorrebbe dei rom come vicini di casa. Il 69,4% non vorrebbe vicino persone con dipendenze da droga o alcol. Il 52% pensa che si fa più per gli stranieri che per gli italiani. E tra le persone con redditi bassi, la percentuale sale, arrivando al 57%. E ancora, il 63% vede in modo negativo l’immigrazione da Paesi non comunitari - la media Ue è del 52% - e il 45% anche da quelli comunitari. Il 58% pensa che gli immigrati tolgono lavoro agli italiani. Il 63% li giudica un peso per il welfare. A dare un giudizio positivo per il loro impatto sull’economia è il 37%. Il 75% ritiene l’immigrazione un fattore che aumenta il rischio di criminalità. Il 59,3% è convinto che, tra dieci anni, nel nostro Paese non ci sarà un buon livello di integrazione tra etnie e culture diverse.

CONSUMI
Il potere d’acquisto delle famiglie italiane è inferiore del 6,3% in termini reali rispetto al 2008. Nel 2017 si sono registrati +12,5% in termini reali del valore della liquidità rispetto al 2008 e +4,4% nel portafoglio delle attività finanziarie delle famiglie. Ampia la “distanza” tra i gruppi sociali quando si guarda ai consumi. Nel periodo 2014-2017 le famiglie operaie hanno riscontrato un calo dell’1,8% in termini reali della spesa per i consumi. Tra le famiglie di imprenditori,invece, si è registrato +6,6%.  A crescere sono i consumi ibridi, evolutivi, di alta qualità percepita e di lusso, esperienziali, dai processi trasparenti e tracciabili, sperimentali.
 
CRESCITA
A fine 2017 il Paese era quattro punti percentuali sotto il valore del Pil del 2008. In pieno recupero: Lombardia, con -1,3%,  ed Emilia Romagna, con -1,5%. In arretramento il Lazio con -5%, il Piemonte, con -6,2%, la Campania, con -7,9%, la Sicilia, con -10,3%, e la Liguria con -10,7%.
 
IN RETE
Il 78,4% degli italiani usa internet. Il 73,8% gli smartphone con connessioni mobili. Il 72,5% i social network. Le percentuali salgono quando si guarda ai giovani, tra 14 e 29 anni. A usare internet è il 90,2%. L’86,3% utilizza gli smartphone con connessione mobili. E per quanto riguarda i social network il dato è 85,1%. I consumi complessivi delle famiglie sono ancora più bassi del periodo precedente la crisi, con -2,7% in termini reali nel 2017 rispetto al 2007 - ma la spesa per i telefoni è più che triplicata, con ben il 221,6%.
 
SOCIETÀ
Oggi, ognuno può diventare famoso, secondo il 49,5% degli italiani. Nella fascia 18-34 anni si arriva al 53,3%. Il 30,2% ritiene che la notorietà sui social network sia fondamentale per acquisire la fama. Tra, i giovani, è il 41,6% a pensarla così. Il 41,8%, che diventa il 52,3% tra i giovani - crede di poter trovare in rete le risposte a qualsiasi domanda.  Non si trovano invece modelli a giudicare dai numeri sui “miti”. Il 24,6% afferma che oggi i divi non esistono più. Solo il 9,9% dichiara di ispirarsi alle celebrità.
 
VOTO
L’area del non voto è salita dall’11,3% del 1968 fino al 29,4% del 2018. Per il 49,5% degli italiani, i politici attuali sono tutti uguali. La percentuale sale tra chi ha basso reddito e basso titolo di studio. Per il 52,9% l’uso dei social network in politica è dannosa. Il 68,3% sostiene che le fake news hanno un impatto importante sulla formazione dell’opinione pubblica.
 
EUROPA
Investimenti e consumi sono ancora al livello del valore del 2010. È cresciuto però l’export, con +26,2%. L’Italia è il nono Paese al mondo per esportazioni, con una quota di mercato del 2,9%. Il 55,6% del valore dell’export si svolge in Europa. Nonostante ciò, è solo il 43% degli italiani a credere che l’appartenenza all’Ue abbia giovato al Paese. La media europea è del 68%. L’Italia all’ultimo posto in Europa. Nei Paesi nei quali la fiducia nell’Europa è bassa - come Italia appunto, Francia, Regno Unito, Spagna e Grecia - il giudizio sulla situazione interna è negativo. Nel nostro Paese, il 69% dei cittadini ha paura di rimanere senza occupazione. La media europea è del 44%. L’Italia è il Paese Ue con la più bassa percentuale di giovani, che nel decennio è diminuita del 9,3%. Libera circolazione, euro e diversità culturale sono i primi concetti che i giovani associano all’Europa.

LAVORO
Il salario medio nel nostro Paese è aumentato appena dell’1,4%  in termini reali dal 2007 al 2017. In Germania nello stesso intervallo di tempo è salito del 13,6%. In Francia addirittura del 20,4%. Nel decennio in Italia gli occupati con età compresa tra 25 e 34 anni sono calati del 27,3%. Quelli tra 55 e 64 anni sono aumentati del 72,8%. Non solo. Nel 2017, 237mila giovani tra 15 e 34 anni erano sottoimpiegati.
 
FORMAZIONE
L’Italia investe in istruzione e formazione il 3,9% del Pil a fronte della media europea del 4,7%. Tra 2014 e 2017 i laureati di 30-34 anni sono aumentati, passando da 23,9% a 26,9%. La media europea nello stesso periodo è salita da 37,9% a 39,9%. In Europa in media si registra il 10,6% di abbandoni del percorso di istruzione da parte di ragazzi tra 18 e 24. Nel nostro Paese è il 14%.
 
COPPIA E FAMIGLIA
I matrimoni sono diminuiti del 17,4% dal 2006 al 2016.

Le nozze religiose sono calate del 33,6%. Quelle civili sono aumentate del 14,1%. Le separazioni sono cresciute del 14%. I divorzi, complice quello breve, sono raddoppiati, con una crescita del 100%. Aumentati anche i single: +50,3%.

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