Stando alla denuncia della famiglia, difesa dall'avvocato Domenico Ciocia, bambino era stato ricoverato una prima volta il 13 ottobre nel reparto di neurologia e sottoposto ad una risonanza magnetica. I genitori raccontano che avvertiva problemi respiratori e febbre che sarebbero stati curati con tachipirina. Sarebbe stato quindi dimesso dopo tre giorni. Il perdurare dei sintomi ha spinto la famiglia a rivolgersi prima al proprio pediatra e poi ad uno studio privato per una radiografia toracica, all'esito della quale è stato consigliato un ricovero urgente.
Il 20 ottobre il bambino è tornato al Giovanni XXIII, dove gli è stata diagnosticata una polmonite con versamento pleurico e il piccolo è stato sottoposto nei giorni successivi a diverse terapie antibiotiche con ricovero prima nel reparto di malattie infettive e poi in quello di chirurgia. Qui avrebbe dovuto sottoporsi ad intervento chirurgico di drenaggio del liquido polmonare ma nella fase pre-operatoria ha avuto tre arresti cardiaci che hanno impedito di procedere con l'operazione.
Da quel momento il bambino è stato trasferito nel reparto di terapia intensiva dove oggi è morto.
Il sospetto dei genitori, che ora chiedono alla magistratura di accertare, è che vi sia stato un ritardo nella diagnosi e quindi nella somministrazione di cure adeguate.
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