«Dalle nostre indagini, dai i documenti in nostro possesso - rivela il legale - sono almeno 20 i nomi coinvolti nel sequestro, nelle torture e nell'omicidio di Giulio, per lo più generali e colonnelli della National Security egiziana. I 5 iscritti dalla Procura sono i nomi più solidi», ha aggiunto. Si tratta di Tarek Sabir, capo della National Security e altri quattro componenti dei servizi segreti civili e della polizia investigativa del Cairo. «Ma a braccio, la lista potrebbe allungarsi fino a 40», dice l'avvocato dei Regeni: si va dal «venditore ambulante che in realtà era un informatore che ha tradito Giulio mettendogli addosso una cimice», a chi «lo ha fatto seguire e pedinare», a chi ha «organizzato un depistaggio» tirando in ballo una banda di 5 criminali comuni uccisi il 24 marzo 2016. «Anche il medico legale ha mentito dicendo che Giulio è morto per un ematoma ed è stato torturato per una sola giornata mentre le torture sono durate 8-9 giorni - aggiunge Ballerini - Non sappiamo se tra questi nomi ci siano gli esecutori materiali dell'omicidio».
Uno dei consulenti della famiglia, Ahmed Abdallah, promette: «Chi ha rapito, torturato e ucciso Giulio pagherà».
L'altro consulente è Mohammed Lofty, attivista per i diritti umani: sua moglie Amal Fathy è detenuta. «Arrivare alla verità è un dovere del Governo italiano che non può girare la testa dall'altra parte in nome di rapporti economici», ha sottolineato Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi. «Bisogna dare una "scorta mediatica" a chi chiede verità e giustizia», ha aggiunto il presidente, Giuseppe Giulietti. Oggi il presidente della Camera, Roberto Fico, ha ricevuto i Regeni. «Le parole - ha detto - sono finite. E i fatti sono a zero. L'Egitto deve dire come intende fare giustizia, cosa che sinora non è accaduta. Per questa ragione non ci sono le condizioni per ristabilire rapporti tra Il Cairo e la Camera dei deputati».
© RIPRODUZIONE RISERVATA