Ora, a oltre un anno di distanza, il coroner Simon Milburn ha dichiarato al tribunale di Huntingdon che la morte di Ruby è stata un "tragico incidente": nessun giallo, nessun rapimento, nessun sospetto di omicidio. La piccola, ripescata da alcune persone che lavoravano al festival, era morta alle 9 del mattino successivo all'ospedale Addenbrooke di Cambridge.
«Abbiamo perso di vista Ruby solo per pochi istanti - racconta la madre - E' sgattaiolata sotto il tavolo del nostro stand ed è fuggita: quando io e il mio compagno abbiamo realizzato che non era più con noi siamo scattati per cercarla, ma lei era già sparita. Abbiamo chiesto a decine di persone se qualcuno l'avesse vista, ma tutti dicevano di no. Eravamo disperati, temevamo che qualcuno l'avesse rapita. Poi qualcuno ha detto che c'era una bambina che galleggiava nel fiume: ho urlato e corso come una pazza sperando che non fosse lei. Quando sono arrivata mi si è gelato il sangue: alcuni addetti degli stand si erano gettati in acqua per recuperarla, l'hanno riportata a riva, ma lei non rispondeva. Hanno provato a farle un massaggio cardiaco, ma lei non rispondeva, poi l'hanno portata in ospedale. Abbiamo sperato e pregato tutta la notte, ma alla fine Ruby non ce l'ha fatta: al mattino è volata in cielo. L'autopsia ha stabilito che è morta per polmonite e conseguente arresto cardiaco dopo l'immersione in acqua».
Da allora Wendy Grey, oltre a dover convivere con il ricordo di quei pochi secondi di black out che sono costati la vita a sua figlia, ha dovuto convivere anche con lo svolgimento di un'inchiesta sulla morte della piccola. Ora che è stato tutto chiarito, a lei resta solo l'incubo di una tragedia che avrebbe potuto essere evitata, di quei cinque minuti che hanno stravolto per sempre la sua esistenza.
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