Una vita cominciata in una famiglia povera di Birmingham: il bullismo subito a scuola a causa della sua dislessia, il carcere minorile, gli studi lasciati a 15 anni, il lavoro in fabbrica sono le tappe formative della sua adolescenza prima che, grazie alla passione per i Beatles, decida di dedicarsi al rock'n'roll. Così già nel 1970, quando esce il primo album dei Black Sabbath, Ozzy, un soprannome che lo accompagna fin dai tempi della scuola, si ritrova a fare la storia. «Paranoid» è uno dei brani manifesto dell'heavy metal: suoni oscuri e taglienti, testi ispirati ai libri di Ailester Crowley, l'occultista più amato dai rocker. È la nuova formula che fa dei Black Sabbath una band seminale, che ha un ruolo decisivo nello sviluppo della musica heavy e un successo mondiale da decine di milioni di copie vendute. L'anno scorso, sfruttando il trend delle reunion, i Black Sabbath sono tornati insieme per un tour mondiale, superando antiche tensioni e antipatie.
Risultato: Ozzy ha dichiarato: «non mi piace suonare con i Black Sabbath: nella band sono solo un cantante, da solo faccio quello che mi pare». E in fondo lui da solo c'è andato abbastanza presto, dopo poco meno di dieci anni i Black Sabbath: era famoso e già totalmente fuori di testa, a causa degli eccessi con droghe e alcool. La sua vita e la sua carriera sono segnate da una data: il 19 marzo 1982. In quel giorno muore, in un modo assurdo, Randy Rhoads, suo amico fraterno e genio della chitarra. Con Randy, Ozzy aveva trovato il feeling perfetto, aveva messo a punto la formula che lo ha fatto diventare un «God of Metal». Mentre erano in tour negli Usa, in una sosta, Randy lasciò i suoi amici sul tour bus, e decise di fare un giro su un aereo turistico. Tutti, compreso il pilota, erano strafatti. L'aereo toccò un capannone e si schiantò prendendo fuoco a pochi metri dal tour bus. In un documentario verità, Ozzy confessa di non avere mai superato quel trauma. Nonostante quell'episodio terribile, e nonostante una devastante tendenza all'autodistruzione, Ozzy Osbourne è diventato una leggenda, una figura quasi mitologica per il mondo del Metal ma non solo. In fondo c'è una corrispondenza tra la sua identità di sopravvissuto e i personaggi e le storie che animano i suoi testi.
Nel bene e nel male, Osbourne ha alle spalle una carriera straordinaria celebrata dall'Ozzfest (altra intuizione di sua moglie) un festival dedicato all'Heavy Metal, organizzato per la prima volta nel 1996 e tornato in attività dopo qualche anno di interruzione.
Soprattutto è venerato da milioni di fan e musicisti che vedono in lui l'indiscusso «padrino» del Metal. Oggi ha una faccia disegnata dalla chirurgia plastica e una serie di malanni che costringerebbero chiunque altro a una vita in ospedale. Lui invece continua a fare concerti e tour, a regalare materiale per i giornali di gossip a causa delle sue avventure extra coniugali, ad alimentare la sua leggenda. Come se non ci fosse davvero alcuna distinzione tra palco e realtà: in fondo il suo album più famoso non si intitola «Diary of a Madman?».
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