Lei è al terzo anno a Roma. Cosa è cambiato rispetto al passato quando la Virtus ha rischiato di retrocedere?
«Lo scorso anno è andato tutto storto, mille infortuni, numerosi cambi di allenatore, difficoltà societarie. Ora abbiamo un allenatore tra i più bravi in Italia, i due stranieri forse migliori della Legadue, una società che ha voluto fare le cose per bene. E un palasport che ci aiuta, con un pubblico che finalmente sta tornando a seguirci. Insomma, il progetto è davvero importante e vogliamo portarlo a termine con una grande vittoria finale».
Sarebbe per lei un ritorno in Serie A dopo l'anno nella Sassari del triplete
«L'anno dello scudetto resterà per sempre, essendo poi sassarese di nascita. Ora penso alla Virtus e a giocare bene qui, poi si vedrà. Anche perché al piano superiore trovare spazio per un italiano è sempre difficile, qui almeno le regole e la fiducia di coach Bucchi mi permettono di avere un ruolo importante».
Un ruolo che negli anni è cambiato qui a Roma
«Due anni fa ero la guardia titolare e mi si chiedeva un rendimento alto e un certo numero di tiri che adesso invece non prendo. Entrando dalla panchina ho una dimensione diversa e sento questo ruolo adatto alle mie caratteristiche. Piero (Bucchi, ndc) sa cosa posso dare, lui ha fiducia in noi e noi in lui. Una squadra vincente si costruisce anche con il rapporto con il proprio allenatore».
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