Marcinkus, il mistero del banchiere di Dio e la lotta di papa Francesco alle finanze maledette

Marcinkus, il mistero del banchiere di Dio e la lotta di papa Francesco alle finanze maledette
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Mercoledì 28 Novembre 2018, 20:11 - Ultimo aggiornamento: 20:20
Esce in questi giorni Il banchiere di Dio e la lotta di papa Francesco alle finanze maledette (Chiarelettere, Milano 2018, pp. 176, euro 15), un libro di Fabio Marchese Ragona che ripercorre le imprese di Paul Marcinkus, monsignore senza scrupoli, vicinissimo al papa e ai suoi più stretti collaboratori, intimo di ministri e capi di Stato, manager e banchieri, arricchendole di dettagli venuti alla luce solo di recente, di nuove testimonianze e di documenti inediti. Anticipiamo un estratto del prologo.



La storia dell’arcivescovo Paul Casimir Marcinkus ha lasciato in eredita l’immagine di una Chiesa corrotta dal potere e dai soldi.

Era il 1982 quando il Banco ambrosiano fu liquidato, Roberto Calvi fu trovato impiccato sotto un ponte londinese e Marcinkus fu accusato di aver avuto un ruolo centrale nel crac del banco milanese, giocandosi la berretta cardinalizia. Nello stesso anno fu istituita la commissione mista Italia-Vaticano per l’accertamento della verità sul crac dell’Ambrosiano e sul coinvolgimento dello Ior di Marcinkus. Cinque anni dopo, nel 1987, i magistrati italiani spiccarono nei suoi confronti, e in quelli di due suoi collaboratori, un mandato di cattura internazionale per concorso in bancarotta fraudolenta.

Tutto inutile. Il monsignore americano, cosi come i suoi fedelissimi, non vide mai le manette. Marcinkus, infatti, grazie all’immunità diplomatica ricevuta dal Vaticano, non pote essere arrestato: si era abilmente rifugiato dentro le mura d’oltretevere. E li rimase rinchiuso per molti anni. I tentativi di contatto (formali e informali) della magistratura italiana, che chiese persino l’estradizione dell’arcivescovo, caddero tutti nel vuoto.

Questo libro ripercorre le imprese rocambolesche di quel banchiere senza scrupoli, arricchendole di dettagli venuti alla luce solo di recente, di nuove testimonianze e di documenti inediti.

A distanza di trent’anni dall’uscita di scena di monsignor Marcinkus, cosa resta di lui nelle stanze del torrione di Niccolo V, sede dell’Istituto per le opere di religione? E vero che lo Ior si e ormai quasi totalmente rinnovato, grazie alla vigilanza dell’Autorità d’informazione finanziaria della Santa sede e alle nuove normative sulla trasparenza entrate in vigore in Vaticano?

Lo ha assicurato il presidente Jean-Baptiste de Franssu, dicendo: «E' ormai impossibile riciclare denaro allo Ior. Può essere accaduto in passato come e accaduto in molte istituzioni bancarie e finanziarie nel mondo», ma ora l’istituto «non nasconde informazioni alle autorità fiscali, cerca piuttosto una piena trasparenza» sul cliente. «Oggi lo Ior e assolutamente “pulito”. E stata fatta una grande attività di riordino di tutta la clientela sulla base di regole molto precise da cui e impossibile tornare indietro» ha aggiunto il direttore generale dello Ior, Gian Franco Mammi.

Ma è anche vero, e lo dimostrano i fatti illustrati nel libro, che sullo sfondo rimane sempre un filo sottilissimo, quasi invisibile, che lega «la banca di Dio» a quei complotti e quelle trame più oscure che caratterizzarono gli anni della gestione Marcinkus, protagonista indiscusso della stagione più misteriosa della storia dell’Istituto per le opere di religione.

«L’amore per il denaro» ha ricordato papa Francesco nel settembre del 2013, in una delle sue omelie mattutine nella cappella del residence Santa Marta, «fa commettere peccati anche a sacerdoti e vescovi. Quando questa avidità prende il sopravvento, ecco che gli uomini diventano corrotti nella mente e privi della verità, e tendono a considerare la religione come fonte di guadagno. Il mito del denaro e la radice di tutti i mali, dall’idolatria del denaro nascono mali come la vanità e l’orgoglio, che fanno male alla società. E tanto il potere del denaro che ti fa deviare dalla fede, se scegli la via del denaro alla fine sarai un corrotto perché il denaro ha questa seduzione, capace di farti scivolare lentamente nella tua perdizione». Parole dure come macigni quelle del pontefice argentino.

Nelle stanze vaticane quell’oscurità sembra aleggiare ancora.

 
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