I gay tra Inferno e Paradiso: Dante rivisitato è attivista per i diritti

"Dante e gli omosessuali nella Commedia"
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Mercoledì 28 Novembre 2018, 18:50 - Ultimo aggiornamento: 2 Dicembre, 22:20

Sbaglia chi sostiene che Dante releghi gli omosessuali solo all'Inferno. Li troviamo anche in Purgatorio, quindi destinati a raggiungere il paradiso dopo la purgazione. Questo dimostra Aldo Onorati nel suo libro “Dante e gli omosessuali nella Commedia tra inferno e paradiso”, edito dalla Società Editrice Dante Alighieri. Nel volume l’autore esamina anche la differente considerazione che Alighieri dimostra verso i "dannati contro natura" nel luogo senza speranza, disprezzandone alcuni che hanno peccato di avarizia e venalità, e lodandone altri i quali si sono distinti nel mondo per le loro azioni alte e meritevoli verso la patria e i cittadini. 

Dante è al di sopra dei giudizi correnti della sua epoca: è un pensatore libero e moderno, impossibile da incasellare. Va dichiaratamente controcorrente e anticipa il futuro. Anche perché, come ricorda Onorati nel suo testo, «nella storia umana non pochi maestri furono, e sono, omosessuali». 

Dante punisce i gay rinchiudendoli all’Inferno sotto l’eterna pioggia di fuoco che li scortica. L’autore, oltre ad esaminare il canto XV della prima cantica quando il "Sommo Poeta" incontra Brunetto Latini (suo maestro omosessuale), decide di approfondire anche il XXVI canto, in cui Dante incontra altri omosessuali e parla con essi proprio come ha fatto con Brunetto. Nel Purgatorio le anime procedono in due schiere tra le fiamme, in modo opposto nei sensi di marcia e, quando si incontrano, si baciano. Una schiera è piena di ermafroditi e uno di questi dice a Dante: «La gente che non vien con noi, offese/ di ciò per che già Cesar, triunfando/ ‘Regina’ contra sé chiamar s’intese: / però si parton  ‘Sodoma’ gridando…». «L’omosessualità di Cesare (anzi, la bisessualità) - spiega Onorati -  era già nota per i rapporti sessuali con Nicomede, re di Bitinia. Perciò, se i gay stanno anche in Purgatorio, a loro non è escluso il regno della felicità eterna. E siccome i due regni sono il capovolgimento geografico l’uno dell’altro - conclude l’autore del saggio - la pena minore sta al principio dell’Inferno e alla fine del Purgatorio: Dante dà poca importanza al peccato dei sensi». 

«Iniziammo a lavorare dieci anni fa alla prima stesura di questo fantastico studio che smentiva
clamorosamente un’uscita spericolata sugli omosessuali ‘messi all’inferno anche da Dante’ dell’allora senatore a vita Giulio Andreotti», dichiara il giornalista Daniele Priori, autore del saggio introduttivo all’opera e dell’intervista al compianto critico Walter Mauro in postfazione. «Col professor Onorati abbiamo avuto la possibilità di riflettere sulla dignità che Dante, sia pure all’inferno, aveva dato ai sodomiti (come venivano chiamati allora i gay). Abbiamo capito che Dante può invece essere considerato un vero e proprio testimonial contro l’omofobia perché con una prova del nove, come la chiama lui, il professor Onorati ci dimostra che Dante colloca alcuni omosessuali anche fuori dall’inferno. Per queste ragioni, oltre al valore intrinseco e profondo dell’opera – conclude Priori – Dante ha offerto con la sua Commedia spunti notevolissimi anche per gli attivisti di tutti i tempi impegnati nella difesa dei diritti umani e civili».

Il libro ha un grande valore storico.

Scritto in meno di cento pagine, probabilmente pensato anche per i più giovani, soliti a spaventarsi di fronte a testi troppo voluminosi, risponde indirettamente a tutti coloro che nel corso degli anni e nell’evolversi delle interpretazioni della Commedia, hanno sempre surclassato l’argomento definendolo un capitolo chiuso. Lo studio di Onorati ha il coraggio di evidenziare un problema nevralgico, tutt’oggi dibattuto nella nostra società, ma che Dante aveva affrontato con intuito e metodo trasgressivi e rivoluzionari.  «Chi giudica un essere umano per la sua omosessualità - scrive chiaramente Onorati -  limita a priori il giudizio e la sfera delle diverse virtù creative. E Dante ci dice proprio questo con la sua apertura mentale e l’ardimento delle sue vedute». 

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