Si apre lo scontro sul Global Compact, il patto sulle migrazioni che piace al Vaticano

Si apre lo scontro sul Global Compact, il patto sulle migrazioni che piace al Vaticano
di Franca Giansoldati
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Lunedì 26 Novembre 2018, 16:10
Città del Vaticano – Ha ancora senso fare distinzione  tra rifugiati e migranti economici?  I consiglieri di Papa Bergoglio si pongono questa domanda alla vigilia del Global Compact for Migration che verrà adottato dai capi di Stato a Marrakesh in Marocco i prossimi 10 e 11 dicembre. In un articolo su Civiltà Cattolica, i gesuiti del periodico che riflette gli orientamenti del Vaticano, scrivono: «Non ha senso fare distinzione, considerando che tutti in qualche modo fuggono dalla fame, dal disagio sociale, dai conflitti. In ogni caso, tutti sono persone meritevoli di protezione, in particolare da parte dei Paesi più ricchi. Questa risposta sembra demagogica, in qualche modo naïf, ma è vera, perché consente l’ingresso dell’1% della popolazione mondiale nel regno dell’umano».
 
In Vaticano fanno notare che se si considerano i flussi migratori a livello mondiale, quelli europei dimostrano che la tanto temuta invasione di stranieri non c’è stata. I Paesi che hanno accolto il maggior numero di profughi in questi anni, secondo il Global Trends 2017 redatto dall’Unhcr, sono Turchia (3,5 milioni), Pakistan (1,4 milioni), Uganda (1,4 milioni), Libano (998.900), Iran (979.400), e soltanto al sesto posto troviamo un Paese dell’Unione Europea, la Germania (906.600)27. L’Italia, in questa classifica, viene molto dopo. «Ciò significa che è il Sud del mondo, la parte più povera del pianeta, che si fa carico sia dei profughi, sia dei migranti economici a causa di guerre, dittature o disastri ambientali, che spesso avvengono per colpa dell’avidità o dell’incuria del ricco e inospitale Occidente».
 
Per illustrare meglio l’accordo che verrà siglato a Marrakesh (è la prima volta nella storia della diplomazia che la comunitá internazionale é giunta ad un consenso sul primo patto mondiale sulle migrazioni) padre Michael Czerny, il gesuita canadese sotto-segretario della Sezione “Migranti e rifugiati” del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, ne parlerà mercoledì 28 novembre alla Sala Stampa Estera.  Nelle scorse settimane, diversi paesi europei —l’Austria e Bulgaria— hanno annunciato che si allineeranno agli Stati Uniti, all'Australia e all’Ungheria, ritirandosi dal patto. Altri potrebbero seguire questa strada come Polonia, Bulgaria e Croazia. In Italia, anche la Lega ci sta pensando, come spiegava recentemente il Centro Studi Machiavelli, il think tank di Gugliermo Picchi, sottosegretario del Carroccio alla Farnesina. Un appello a non firmare il Global Compact arriva da Fratelli d’Italia.

«Mi appello a tutto il parlamento italiano, al governo, a Matteo Salvini: non sottoscrivete il Global compact, una fregatura mondiale»:  ha detto Giorgia Meloni, lanciando sui social la campagna #noglobalcompact. «Il documento delle Nazioni Unite stabilisce che l'immigrazione, di qualunque tipo sia, è un diritto fondamentale dell'essere umano. Le teorie scritte nel Global compact sono la vittoria dei mondialisti, della speculazione e degli usurai che per interesse vogliono la distruzione degli Stati nazionali. Se il Global compact dovesse passare sarebbe una sconfitta per qualunque Nazione che voglia difendere i suoi confini e la sua identità ed è la ragione per la quale nazioni come gli Stati Uniti, l'Austria, l'Australia, l'Ungheria, la Polonia, hanno già detto che non aderiranno.
 
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