Roma, la sfilata contro la violenza sulle donne: in nome di Desirèe

Le manifestanti a piazza della Repubblica
di Raffaella Troili
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Sabato 24 Novembre 2018, 14:42 - Ultimo aggiornamento: 25 Novembre, 10:28

Fiere e belle, non sono indiane, hanno una ferita sul viso (anche gli uomini, molti), ballano e cantano libere. Questi i protagonisti della manifestazione contro la violenza sulle donne che ieri ha attraversato la Capitale organizzata dal collettivo Non una di meno. Tra rabbia e saltelli, da piazza Esedra a San Giovanni, almeno diecimila persone di ogni età è scesa in strada, arrivate da ogni parte d'Italia.

Una grande mobilitazione, per dire stop al femminicidio, ancora nell'aria i frequenti fatti di cronaca nera di cui sono vittime giovani donne. Un ricordo per Sara, data alle fiamme dal fidanzato a Magliana, un pensiero a Desirée abusata e lasciata morire dal branco di pusher a San Lorenzo. Uno sguardo al cielo per Pamela, violentata e fatta a pezzi a Macerata, e a uno in terra, perché sopravvive ma non vive, a Chiara, ridotta in fin di vita dal suo ex. A chi non denuncia, ma il volto parla da sè. Tante, troppe vittime. È emergenza femminicidio per 3 cittadini su 4. Lo dice il sondaggio Swg su un campione di 1500 maggiorenni effettuato a novembre. Il degrado sociale è considerato la principale causa delle aggressioni, seguito dai problemi dell'uomo legati all'emancipazione femminile. Per l'86% degli intervistati non ci sono scuse valide che giustifichino una violenza. Come combattere il fenomeno? Il 57% risponde con l'insegnare ai giovani il rispetto reciproco; il 55% chiede pene più severe.

 

 

L'INDAGINE
In base a un'inedita indagine Ipsos per il 71% degli intervistati lo Stato è poco attivo nel contrastare il fenomeno. A distribuire i dati è la Presidenza del Consiglio dei ministri nel giorno in cui il sottosegretario alle Pari opportunità, Vincenzo Spadafora, lancia la campagna La partita di tutti. Su un campione di 1.300 intervistati, il 57% ritiene che del tema si parli troppo poco. A tal proposito Istat e Cnr hanno realizzato un'indagine, voluta dal Dipartimento Pari Opportunità, svolta su 281 Centri antiviolenza che ricevono finanziamenti dalle Regioni, su altri 123 destinatari di forme alternative di finanziamento e su 59 uomini maltrattanti: su 49.152 donne che nel 2017 si sono rivolte ai centri finanziati dalle Regioni, 29.227 (59,47%) hanno iniziato un percorso di uscita dalla violenza. In oltre il 70% dei casi sono minorenni. «Oggi a Roma una marea umana contro chi continua a uccidere, violentare, sfregiare, umiliare le donne», il tweet del segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni di Liberi e Uguali. «In piazza a Roma per dire anche io: #nonunadimeno. Perché la violenza sulle donne è un problema che parte dagli uomini», così Pietro Grasso su Facebook.

A Roma si grida contro il ddl Pillon, «discriminatorio» e «maschilista». Il Pd milanese oggi sarà in piazza per questo. Il Pd contesta al Governo anche il taglio dei fondi: «Come ammette Spadafora c'è nella manovra un taglio del 2,7% delle risorse per la lotta alla violenza ma finge di non ricordare che i 33 milioni sul piano anti violenza 2019/2020 li abbiamo stanziati noi del Pd». Replica Maria Edera Spadoni, vice presidente della Camera: «Il Pd invece di mostrare solidarietà e collaborazione su un tema delicato si è permesso di dire attraverso la Boschi che questo governo si dimentica delle donne, assolutamente non vero». Intanto a Napoli a sostegno delle vittime arriva uno smartwatch di ultima generazione abbinato a un telefonino con applicazioni con cui le donne possono chiedere subito aiuto ai carabinieri, registrare e trasmettere immagini e audio che gli investigatori acquisiscono come prove di reato.

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