Ocse: rallenta l'aspettativa di vita ma non in Italia

Ocse: rallenta l'aspettativa di vita ma non in Italia
2 Minuti di Lettura
Giovedì 22 Novembre 2018, 16:23
Si abbassa l'aspettativa di vita in molti Paesi, ma non in Italia. A evidenziarlo il report 2018 Ocse Health at a Glance. Il peggioramento dell'aspettativa di vita riguarda soprattutto i Paesi dell'Europa occidentale. L'Italia, invece, va in controtendenza e dopo la battuta di arresto del 2015 continua a registrare un prolungamento dell'aspettativa di vita. È seconda dopo la Spagna con gli 83,4 anni raggiunti nel 2016, quasi 2 anni e mezzo in più rispetto alla media europea (81 anni). 

Negli altri Paesi, Inghilterra e Francia incluse, il rallentamento sarebbe da attribuire al minore tasso di riduzione di morti per malattie circolatorie e ad aumenti periodici dei tassi di mortalità tra anziani, in parte determinati da cattive stagioni influenzali in alcuni anni.

In generale si legge nel rapporto: «le persone con un basso livello di istruzione possono aspettarsi di vivere sei anni in meno rispetto a quelle con un livello elevato livello di educazione. Le grandi disparità nell'aspettativa di vita persistono non solo per genere, ma anche per ragioni socio-economiche».

In media in tutta l'Unione, gli uomini trentenni con basso livello di istruzione possono aspettarsi di vivere circa 8 anni in meno rispetto a quelli con un diploma universitario  mentre il «divario educativo» tra le donne è più ristretto, pari a circa 4 anni.

«Queste lacune - spiegano ancora dall' Ocse - riflettono in gran parte differenze nell'esposizione ai fattori di rischio, ma indicano anche disparità nell'accesso alle cure». 

«Anche se l'aspettativa di vita nell'Europa è tra le più alte del mondo, non dovremmo riposare sugli allori. Molte vite potrebbero essere salvate aumentando i nostri sforzi per promuovere stili di vita sani e affrontare fattori di rischio come il tabacco o la mancanza di attività fisica. È inaccettabile che ogni anno in Europa perdiamo più di 1,2 milioni di persone prematuramente quando ciò potrebbe essere evitato attraverso una migliore prevenzione delle malattie e interventi di assistenza sanitaria più efficaci. In generale, il monitoraggio su vari Paesi indica che fino al 20% della spesa sanitaria potrebbe essere riassegnata per un uso migliore», ha affermato Vytenis Andriukaitis, Commissario per la salute e la sicurezza alimentare. 
© RIPRODUZIONE RISERVATA