Casamonica, i «non ricordo» dei politici tra i tanti sgomberi rinviati

Casamonica, i «non ricordo» dei politici tra i tanti sgomberi rinviati
di Lorenzo De Cicco
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Giovedì 22 Novembre 2018, 09:21 - Ultimo aggiornamento: 20:20

«Precedenza assoluta alla demolizione», recita la circolare dei vigili urbani datata 24 marzo 1998. E infatti le ville dei Casamonica sono state buttate giù solo vent'anni dopo. Alla faccia della «precedenza», «assoluta» per di più, annotata sulle carte bollate del Campidoglio. Carte che raccontano vent'anni di lungaggini, rimandi, rimpalli limacciosi tra funzionari, un timbro dopo l'altro. Notifiche perentorie, contraddette un attimo dopo alla prova dei fatti. E che oggi vengono dimenticate (rimosse?) dagli ex assessori competenti, che sfoderano una serie di «non ricordo». Il primo ordine di abbattimento, per i villoni del clan al Quadraro, risale al 94. Tre anni dopo, il 24 dicembre 1997, l'Unità tecnica della circoscrizione sforna una «determina di demolizione delle opere abusive», perché, si legge nella direttiva, le palazzine erano state tirate su in un'area «con vincolo archeologico, paesistico e monumentale». Addirittura «entro 30 giorni», scrivevano i tecnici comunali, si doveva procedere «alla demolizione» e al «ripristino dei luoghi», ovviamente tutto «a spese dei responsabili dell'abuso».

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C'è anche la firma di un Casamonica in calce - la notifica è del 14 gennaio 98 - ma di giorni, anziché 30, ne sono passati 7.637. «Per vent'anni nessuno ha mai controllato che questi ordini venissero eseguiti», può dire allora la sindaca Virginia Raggi, mentre le ruspe, ieri mattina, cominciavano a picconare le case con gli stucchi dorati e i drappi di velluto. Le ha risposto l'ex sindaco Francesco Rutelli, sostenendo che quella delle demolizioni è «un'opera da sostenere, senza se e senza ma», eppure, dice Rutelli, «non è la prima volta che si fanno operazioni simili. Solo nei primi 4 anni della mia amministrazione - rivendica - realizzammo oltre 300 demolizioni, la prima una settimana dopo la mia elezione, sulla Casilina. Centinaia di migliaia di metri cubi cancellati». Quanto ai Casamonica, «all'epoca le famiglie di delinquenti di cui si parla molto oggi non erano cresciute per statura criminale, mentre si arricchivano con l'abusivismo altri gruppi malavitosi. E non avevamo il pieno sostegno dei media».

 



Va detto che tra gli ex assessori all'Urbanistica del Comune di Roma, chi cioè era a capo degli uffici che si occupano di abusivismo e abbattimenti vari, nessuno pare aver memoria del «borghetto» dei Casamonica germogliato, senza lo straccio di un'autorizzazione, a due passi dal gioiello medievale dell'Acquedotto Felice e dai binari della ferrovia Roma-Napoli. «I Casamonica? Non ricordo la vicenda specifica», dice Domenico Cecchini, al timone dell'Urbanistica comunale tra il 93 e il 2001. «Ma la lotta all'abusivismo l'abbiamo fatta - sostiene - ho perfino digiunato contro il condono del 94 di Berlusconi». Roberto Morassut, in carica dal 2001 al 2008, precisa che in realtà, sotto la giunta Veltroni, quelle pratiche facevano capo all'ufficio anti-abusivismo, guidato da un dirigente esterno e non alle dipendenze del suo assessorato.

«NESSUNA VIGILANZA»
Marco Corsini, che ha guidato l'Urbanistica nella giunta Alemanno dal 2008 al 2013 e oggi sindaco di Rio, nel Livornese, ammette con franchezza che «demolire non fa comodo a nessuno». Perché «è costoso e complicato dal punto di vista organizzativo». È plausibile, dice «che ci sia stato quell'ordine di demolizione contro i Casamonica, ma organizzare un'operazione di quel genere è difficilissimo». «Noi abbiamo affrontato l'argomento in modo serio, penso ai blitz a Ostia», aggiunge. Ma il problema, dice l'ex assessore, «è un altro: una villa non sorge dalla sera alla mattina. Chi è dunque che non c'è o si gira dall'altra parte per non vedere e lascia che le cose arrivino fino a questo punto? Chi è che per non rigettarle non esamina da anni le istanze di condono chiaramente non ammissibili?». È colpa degli uffici, quindi? «Non c'è vigilanza né efficienza amministrativa. Ma non c'è neppure controllo civico». Giovanni Caudo, assessore all'Urbanistica con Marino e oggi minisindaco del III Municipio, anche lui «non ricorda esattamente» la vicenda delle ville dei Casamonica, «mi pare che se ne occupasse l'ufficio condono». All'epoca, racconta, «non c'erano fondi per le demolizioni, ma trovammo un accordo con la Cassa depositi e prestiti». Le ville abusive al Quadraro, però, rimasero lì.

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