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La Commissione pubblicherà domani un'altra opinione negativa sul Documento programmatico di bilancio. Stavolta su quello aggiornato, ma non nei saldi, il 13 novembre. Siccome non contiene le modifiche «sostanziali e considerevoli» chieste dalla Ue, l'opinione ribadirà quanto scritto il 23 ottobre: la manovra contiene una deviazione dagli impegni «particolarmente grave», si basa su «ipotesi ottimistiche di crescita», mette a rischio «una riduzione adeguata del debito», che resta una «grande vulnerabilità».
Motivazioni che hanno portato Bruxelles a preparare anche l'ormai noto 'rapporto sul debitò, chiamato 126.3 dall'articolo del Trattato che lo descrive. Salvo sorprese dell'ultim'ora, o decisioni last minute di Juncker - che vedrà il premier Conte solo sabato sera - il collegio dei commissari è pronto a pubblicare domani anche il rapporto 126.3. È il documento in cui la Commissione chiarisce perché non è convinta dalle ragioni ('fattori rilevantì) che l'Italia ha indicato per spiegare l'andamento dei conti. Certifica anche che l'Italia viola la regola del debito e avverte che la procedura non è più rinviabile. Per questo è quindi considerato il primo passo 'formalè che potrebbe condurre all'apertura della procedura. Ma, appunto, il condizionale è d'obbligo. Non solo perché ogni tappa deve essere validata anche dall'Ecofin, ma anche perché non è un percorso lineare quello che porta alle sanzioni
Anzi, multe e quant'altro (ad esempio il blocco dei fondi strutturali) sono l'ultimo passo in assoluto e potrebbero non verificarsi mai, come accaduto con Spagna e Portogallo: quando non rispettarono il rientro dal deficit, la Commissione impiegò mesi per raccomandare la multa, ma nel frattempo i due Governi trovarono un accordo con la Ue e la procedura decadde.
Anche l'Italia potrebbe quindi negoziare per mesi e non arrivare mai alle sanzioni. In ogni caso, l'eventuale lancio vero e proprio della procedura Ue è improbabile che avvenga prima di gennaio, ovvero prima che la manovra venga approvata dal Parlamento. Ma dopo le feste, se la Commissione aprisse l'iter e l'Ecofin del 22 gennaio lo confermasse, il rischio più immediato previsto dalle regole sarebbe un altro: la richiesta di una manovra correttiva da fare in 3-6 mesi. E solo dopo scatterebbero le sanzioni pecuniarie che possono andare dallo 0,2% allo 0,5% del Pil. Sempre che nel frattempo lo spread non raggiunga livelli tali da rendere necessari interventi pesanti e immediati.
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