Gli All Blacks a Roma per la partita con l'Italia: è già Haka Mania

Gli All Blacks a Roma per la partita con l'Italia: è già Haka Mania
di Paolo Ricci Bitti​
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Martedì 20 Novembre 2018, 10:15 - Ultimo aggiornamento: 14:51

Già una bella differenza fra i volti degli All Blacks di domenica sera, allo sbarco a Fiumicino, e quelli di ieri mattina a colazione nell’hotel a Porta Pinciana: dai visi tirati e stanchi per la sconfitta a Dublino, la prima in 113 anni, ai sorrisi durante l’abbondante colazione per iniziare la prima giornata a Roma in vista della sfida agli azzurri di Leonardo Ghiraldini e Conor O’Shea sabato alle 15 all’Olimpico. Immancabili le richieste di autografi e di selfie da parte dei clienti dell’albergo, sorpresi dall’apparire dei giganti.
 

 

I neozelandesi, del resto, vanno capiti: non sono per nulla abituati a perdere. Dal primo match dei Mondiali 2011 a oggi hanno vinto 91 partite e ne hanno pareggiate 3 su 102 incontri. Ah, in questo periodo hanno anche alzato due Coppe del mondo. Nessun’altra nazionale in tutti gli sport vanta una tale striscia. Inevitabile, così, che il ko dublinese abbia in parte modificato il programma di questa settimana romana per i giocatori guidati in campo da Kieran Read e dalla tribuna (ché nel rugby non esiste la panchina a bordocampo) da Steve Hansen. Ovvero incursioni turistiche ridotte al minimo (se ne parla domani, giorno di riposo) e per il resto duri allenamenti in palestra e sui campi del Cus a Tor di Quinto. Non che il pronostico contro l’Italia sia adesso meno in salita, anzi: nel 2016 finì 10-68 e allora gli All Blacks, pur curiosamente reduci di nuovo da una rara sconfitta (sempre l’Irlanda, ma a Chicago) erano all’inizio del tour di novembre, pronti a fare esperimenti e a tentare giocate ad alto rischio. Sabato invece, come hanno detto ieri Dane Coles e Ardie Savea all’appuntamento quotidiano con i cronisti, vorranno subito mettere punti pesanti nel loro ultimo impegno stagionale.

«Grande rispetto per l’Italia», a ogni modo, hanno tributato agli azzurri che sabato scorso hanno reso difficile la vita all’Australia a Padova. La giornata dei “tutti neri” è quindi scivolata via in totale relax per recuperare le fatiche irlandesi: su 29 giocatori in 10 sono andati in piscina a Villa Borghese Gli altri sono restati rintanati in hotel. Gli “altri” comprendono anche i 20 fra tecnici, assistenti, medici e “fisio” dello staff. Un esercito affidato in questa occasione dalla Fir al liaison officer Dean McKinnel, giocatore e allenatore neozelandese dal 2000 a Calvisano. Improbo il compito dell’addetto ai bagagli che dove portare in giro per il mondo oltre due tonnellate di attrezzature tecniche e cibo, comprese micidiali scatolette di tonno al peperoncino. All’Olimpico sabato, per il terzo e ultimo Cattolica Assicurazioni test match autunnale, fra gli almeno 50mila fedeli ci sarà naturalmente l’ambasciatore kiwi a Roma sua eccellenza Patrick John Rata che ha un buon passato nel rugby e che potrebbe guidare la Haka (la danza di guerra pre match) avendo origini maori.
E come sempre la festa, nel villaggio del Terzo tempo al Foro italico, inizierà alle 10 per proseguire dopo il match. 

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