Silone e l'imperdonabile scambio di persona degli storici con la vera spia fascista

Silone e l'imperdonabile scambio di persona degli storici con la vera spia fascista
di Antonio Gasbarrini
5 Minuti di Lettura
Venerdì 16 Novembre 2018, 19:49 - Ultimo aggiornamento: 21 Novembre, 17:07
Nella monologante conferenza "Il mio Silone" tenuta recentemente in terra marsicana dallo storico defeliciano Mauro Canali, la spy-story del Silone delatore dei fascisti da lui ammannita in questi ultimi venti anni –  insieme al collega Dario Biocca autore, tra l'altro, di una deragliante biografia sullo scrittore abruzzese – è stata ribadita con compiaciuta sicumera. Ignorando del tutto le obiezioni di fondo nel frattempo espresse (con libri, saggi, articoli, interviste) da altri storici e studiosi siloniani quali Franzinelli, Soave, Tamburrano, Gianna Granati, A. Isinelli, Teodori, Forbice, Angelo G. Sabatin, Sidoti e tanti altri ancora. Accomunati, dallo stesso ed in varie occasioni, sotto lo sprezzante comun denominare di "negazionisti", quasi che ogni rilievo al metodo e alla sostanza di quella che si è rilevata una deviante ricerca condotta tra ingiallite carte d'archivio male attribuite, vada contrastata paragonandoli, con quel dispregiativo termine, a coloro che tuttora “negano”, appunto, le atrocità commesse nei campi di sterminio nazisti. Tra i tanti snodi della sua salmodiante conferenza, ci limitiamo a soffermare la nostra attenzione su un "dirimente documento" (datato 1923), in cui la presunta scrittura autografa del giovane rivoluzionario Secondino Tranquilli – così riconosciuta nella nota fiduciaria che sarebbe stata stilata a Genova, alla presenza del deuteragonista della spy-story, il commissario di polizia Guido Bellone ("amico del cuore" come ha testualmente affermato, alludendo forse ad un loro legame omosessuale già sostenuto nella pseudo-biografia bioccana) – avrebbe esaustivamente fatto conoscere l’organizzazione apicale del Partito. E ciò, nonostante una perizia calligrafica, voluta dal compianto storico Giuseppe Tamburrano (stimato sì, ma ultra bistrattato nella conferenza) ne abbia escluso la paternità siloniana, Il Nostro, con molta “nonchalance”, l'ha riaffermata anche in questa occasione, con la chiamata in causa della moglie dello scrittore abruzzese Darina che l'avrebbe riconosciuta come autentica. Di fatto anche lei smentita dalle aggiornate e più convincenti ricerche condotte sulle stesse carte, ed altre ancora, da Alberto Vacca. confluite poi nel libro "Le false accuse contro Silone" e successivamente nel dossier digitale disponibile in rete "Il dossier Silone. Copie fotografiche dell’Archivio Centrale dello Stato". In questo illuminante “Dossier” che fa giustizia definitiva sul castello di sabbia costruito a tavolino dai due storici, è possibile, tra l'altro, visionare la sua integrale riproduzione fotografica. Il fatto scandaloso è che – come dimostra “ad abundatiam Vacca” – l'autore del documento delatorio e di quasi tutti gli altri attribuiti in modo superficiale a Silone nel libro "L’informatore: Silone, i comunisti e la polizia" scritto a quattro mani con Biocca – era una patentata e ben retribuita spia (questa volta sì!) rispondente al nome di Alfredo Quaglino, sigla di copertura 300 HP. Spione di primo rango, ex socialista, con molte amicizie tra la dirigenza comunista al quale, nel ponderoso libro dello stesso Canali "Le spie del regime", viene dedicata solo qualche riga contro alcune pagine riservate al "caso eccellente Silone", mentre nel Dossier esse sono, tra testo e riproduzioni fotografiche, ben 539. L'imperdonabile scambio di persona tra la spia Quaglino e colui che sempre più va assumendo i contorni dell’infiltrato rivoluzionario agente per conto del PCD’I e dell'Internazionale comunista con lo pseudonimo di Silvestri, è stato aggravato dalla circostanza che in quegli stessi anni Venti Secondino Tranquilli dava un  fondamentale apporto ideologico al Partito. Ma, per lo stesso periodo e ben oltre, è stato messo alla gogna dai due storici. Offuscando del tutto,nel contempo, il “valore rivoluzionario” delle le sue esaustive relazioni tenute al Comitato Centrale, e, dirigendo o scrivendo su giornali e riviste quali “ Il lavoratore di Trieste” “l’Unità”, "L'Humanité", “Battaglie Sindacali”, “La Riscossa”, “Lo Stato Operaio” che colpivano sempre nel segno. Basti un solo esempio: il telegrafico stralcio qui proposto di un suo ampio intervento al Comitato Centrale del PCD’I imperniato sulle modalità operative per disgregare i sindacati fascisti, datato dicembre del 1928. Vale a dire alcuni mesi dopo l’arresto del fratello Romolo ed i coevi contatti avuti con il Bellone nel vano tentativo di salvargli la vita.


Il lavoro dei comunisti nei sindacati fascisti*

di Pasquini (alias Ignazio Silone)

(…) II lavoro dei comunisti rientra, nelle circostanze attuali, negli sforzi che l’avanguardia del proletariato (quantitativamente sempre più assottigliata) deve compiere per ricollegarsi con gli strati più arretrati dei lavoratori, per ridestarli alla lotta di classe e per aiutarli a spezzare le catene che li mantengono soggiogati allo Stato fascista. Esistono oggi, oltre alle condizioni obiettive sopra esposte, all’entità del sindacalismo fascista e alla sua penetrazione nelle masse, degli elementi nuovi nella situazione del PCI e della classe operaia, che impongono ai comunisti una energica e sollecita intensificazione dell’agitazione e del lavoro politico tra gli operai organizzati nei sindacati classisti. (…) Noi non ammettiamo una stabilizzazione duratura del fascismo, (duratura per una intera opera storica), né ammettiamo che il fascismo possa dare un funzionamento democratico alle sue organizzazioni di massa e neppure instaurare una democrazia interna al P:N:F: (…) Il lavoro classista che noi svolgeremo nei sindacati fascisti, non ne allargherà le basi attuali, ma le decomporrà, non orienterà le masse verso una tendenza operaia del fascismo, ma le spingerà fuori del fascismo, verso la Confederazione del Lavoro e il Partito Comunista. I compagni che non vedono questo con chiarezza, mostrano di pensare in modo formale e non dialettico. Il risveglio classista delle masse organizzate nei sindacati fascisti è una delle condizioni fondamentali della vittoria della rivoluzione proletaria in Italia (più chiaro e tondo di così…, n.d.a.).

* Lo stralcio è stato tratto dalla relazione dattiloscritta a suo tempo reperita alla Fondazione Gramsci di Roma, ora leggibile integralmente nel libro “Ignazio Silone comunista. 1921-1931" (a cura di A. Gasbarrini- A. Gentile, Angelus Novus Edizioni, L’Aquila 1989).

Immagine in alto: La grafia autentica di Silone (alias Pasquini) in un biglietto datato 25 Settembre (1929) diretto alla Segreteria del PCD’I (Archivio Fondazione Gramsci). 
© RIPRODUZIONE RISERVATA