Ventiduenne segregata: «Eroina e violenze sessuali, il mio inferno per tre mesi»

Ventiduenne segregata: «Eroina e violenze sessuali, il mio inferno per tre mesi»
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Domenica 11 Novembre 2018, 12:50 - Ultimo aggiornamento: 18:06

Poteva essere un’altra Pamela, un’altra Desirée. Un’altra ragazza finita nelle grinfie di spacciatori nigeriani senza scrupoli, ad Ancona, pronti a insinuarsi tra le pieghe delle loro fragilità per approfittarne, coperti dal branco, nascosti nell’ombra della clandestinità. La droga come strumento di potere, una merce di scambio, un’arma subdola da maneggiare per annichilire la vittima, stordirla e abusare di lei. «Mi ha violentata una quindicina di volte in tre mesi» ha confessato in lacrime l’anconetana di 22 anni che solo a notte fonda ha deciso di aprirsi, dopo ore e ore in cui le poliziotte-psicologhe della sezione Reati contro la violenza di genere e Crimini d’odio hanno provato a farla parlare, con la massima delicatezza. 
 


Una volta abbattuto il muro del silenzio e della vergogna, si è lasciata andare a un pianto liberatorio. E ha fatto il nome del Boss, come lo chiamano quelli del suo giro, un mostro che si materializzava ogni qual volta la dipendenza tornava a mordere. L’orco si chiama Isaac Adetifa Adejoju, è nigeriano, ha 36 anni, dal 2011 in Italia, dal 2015 ad Ancona, spacciatore seriale, senza permesso di soggiorno. «Uno definito come aggressivo e pericoloso dalla sua stessa comunità», spiega Carlo Pinto, capo della Squadra Mobile di Ancona. Ne sa qualcosa l’ispettore 58enne, responsabile della sezione Antidroga, che martedì scorso, quando ha fatto luce nella casa degli orrori, è stato assalito da un feroce pitbull sguinzagliato da Isaac.

È rimasto ferito a una mano, ma senza l’intervento dei colleghi poteva andargli molto peggio. In quel fetido covo di pusher, 70 mq di puro terrore all’angolo tra via Pergolesi e via Marchetti, fra materassi sgangherati, stracci, rifiuti e cibo putrefatto (dove sono state trovate anche due costose biciclette rubate), i poliziotti hanno scorto il volto emaciato di una ragazza seminuda, ancora stordita dagli effetti dell’eroina. Tremava dalla paura, non proferiva parola. Solo molte ore dopo ha deciso di raccontare il suo dramma. La 22enne, che ha un regolare lavoro e proviene da una famiglia normalissima, da tre mesi frequentava quella centrale dello spaccio. Gliel’aveva fatta conoscere l’ex fidanzato: sedotta e poi lasciata in mano al branco di nigeriani, ma soprattutto a lui, il Boss, un omone senza etica né regole. «Prima mi drogava e poi mi stuprava», è la sconvolgente testimonianza della ragazza, visitata da una squadra di crisi al Salesi e sottoposta al codice rosa per le vittime di violenza.

«Ha abusato di me in almeno 10-15 occasioni», ha confessato. Le sfugge un numero preciso perché ogni volta che bussava alla porta dell’orrore per acquistare cocaina o eroina da fumare, il Boss la invitava a entrare. «Tienila, prendi, non voglio niente»: così la convinceva ad assaggiare lo stupefacente e approfittava del suo stato di semi-incoscienza per violentarla. Impossibile liberarsene: la dipendenza non lascia scampo. «In casa spesso c’era altra gente, ma restavano tutti a guardare, nessuno interveniva nemmeno se gridavo aiuto», ha aggiunto la 22enne che solo adesso comincia a rendersi conto di cosa ha rischiato. C’erano nove individui con lei, tutti nigeriani (inclusa una donna), martedì mattina. La sera prima avevano organizzato un festino a base di droga e sesso nel tugurio di via Pergolesi 32/B, soggetto a uno sfratto a luglio e recentemente rilevato all’asta da un nuovo acquirente, ma nel frattempo occupato abusivamente dalla colonia di africani.

Aveva trascorso la notte nella camera di Isaac: era nel suo letto quando la Squadra Mobile ha fatto irruzione e lui ha aizzato il pitbull contro un poliziotto.
Dai cassetti è spuntata della marijuana e del metadone, quanto basta per procedere contro il 36enne per spaccio, resistenza e lesioni. All’indomani era già stato rimesso in libertà dal giudice, dopo una condanna a 8 mesi e 400 euro di multa. Ma come ha messo piede fuori dall’aula, la Squadra Mobile l’ha ammanettato di nuovo per una nuova accusa: violenza sessuale continuata e aggravata dalla minorata difesa e cessione di stupefacenti aggravata dallo scambio sessuale. Quanto basta per procedere al fermo per gravi indizi di colpevolezza, su richiesta del procuratore capo Monica Garulli e convalidato venerdì dal gip Giuliana Filippello, e spedire il nigeriano a Montacuto.

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