L’ultima frontiera del calcio è l’esultanza per contratto

L’ultima frontiera del calcio è l’esultanza per contratto
di Mimmo Ferretti
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Domenica 11 Novembre 2018, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 00:58
E adesso chi ce lo toglie il dubbio dalla testa? Chi ci assicura, dopo aver saputo che il brasiliano Neymar becca 375 mila euro al mese per andare a salutare i tifosi del Psg alla fine di ogni partita, che la corsa sfrenata in direzione curva dell’attaccante della Roma o della Lazio dopo un gol sia un gesto spontaneo e non invece una sceneggiata studiata a tavolino come da contratto? Chi ci garantisce che l’applauso al pubblico del capitano dopo una vittoria, ma anche dopo una sconfitta, sia un genuino gesto di condivisione e non la sintesi spettacolare di un obbligo contrattuale?

Dal calcio, si sa, devi aspettarti di tutto, e i “bonus etici” promessi e promossi nero su bianco dai dirigenti del club francese ne sono la conferma. E a Parigi, questo è certo, hanno indicato una nuova strada, perché è scontato ipotizzare che adesso scatterà un processo di emulazione, cioè che i calciatori non perderanno tempo e occasioni per amplificare il proprio conto in banca con entrate e trovate così facili e fasulle. L’ultima frontiera del guadagno, in realtà, è già vecchia. Si arriverà presto a regalare un bonus, vedrete, se/quando si riuscirà semplicemente a dare un calcio al pallone. Fantacalcio? No, non nell’èra di Neymar.
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