Droghe, violenze e Hiv: Villa Maraini e il "viaggio" di due anni tra le prostitute romane

Droghe, violenze e Hiv: Villa Maraini e un "viaggio" di due anni tra le prostitute romane
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Venerdì 9 Novembre 2018, 15:47 - Ultimo aggiornamento: 2 Dicembre, 22:22

Il 10,7% delle prostitute ha contratto una malattia a trasmissione sessuale mentre il 4,3% è sieropositivo. Sono alcuni dei dati emersi dall’analisi condotta in strada a Roma dalla fondazione Villa Maraini. Un lavoro durato che tra ottobre 2016 e ottobre 2018 ha portato l’associazione a condurre 52 uscite in strada incontrando più di 1600 sex workers. Gli operatori della fondazione si sono occupati della salute di queste persone che secondo le stime contano circa 9 milioni di clienti all’anno. 

Su 951 persone intervistate, con età media di 25 anni, sono 1902 i test somministrati per l’HIV e per l’epatite C. Il 76% degli intervistati sono donne, 23,7% transessuali, 0,3% uomini. La maggior parte provenienti dall’Est Europa (52,40%), per il 1,7% dall’Italia, il 21,9% dall’Africa e il 23,80% dal Sud America. I risultati degli esami relativi alle malattie a trasmissione sessuale sono in linea con la media nazionale. Lo 0,6% è positivo all’Epatite C. Il 6,1% delle sex workers sono laureate, alcune anche in materie sanitarie, mentre l’82,2% ha terminato le scuole dell’obbligo.  Il 12,60% pur esercitando ha un partner fisso,  di cui il 6,2% ha coniuge e il 6,4% un convivente. Il  53,7% dichiara di aver subito atti di violenza durante il lavoro ed il 68,3% conferma di lavorare 7 giorni su 7. Il 17,20% dichiara di non usare il preservativo,  mentre l’81,70% racconta che sono i clienti stessi a chiedere di non usare alcun tipo di protezione.  Tra gli elementi più salienti si trova il dato del consumo di sostanze stupefacenti: il 25,2% dichiara di abusarne, e di questi il 73,7% fa uso di cocaina.     

«Bisogna impegnarci per combattere e debellare una malattia così pericolosa come l’epatite C – racconta Massimo Barra, fondatore di Villa Maraini e sua guida da oltre 30 anni – per impedire che tante altre persone possano essere infettate.

Per fare ciò bisogna andare a cercare le popolazioni ad alto rischio e soprattutto quelle che non superano la paura e la frustrazione di andare in un centro o in un ospedale. Per questo siamo convinti che debba essere l’ospedale ad andare loro incontro, proprio come fa Villa Maraini che si muove per incontrarle ed aiutarle. E quello di oggi è il risultato di un lavoro completo che dimostra la nostra attenzione verso le persone più vulnerabili e bisognose di sapere che per noi esistono e sono importanti».

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