Spari in discoteca, 12 morti a Los Angeles: ucciso anche l'agente eroe

Los Angeles, armato fa irruzione in un bar e spara: «Tredici morti»
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Giovedì 8 Novembre 2018, 09:35 - Ultimo aggiornamento: 9 Novembre, 09:41

A meno di due settimane dalla strage nella sinagoga di Pittsburgh, in Pennsylvania, l'America torna a piangere le vittime di un'altra sparatoria nell'altra sponda del Paese, riaprendo l'annoso ma sterile dibattito sulla violenza legata alle armi da fuoco. 
 

 

Questa volta è successo a Thousand Oaks, una città ad una sessantina di km da Los Angeles, dove David Ian Long, 28 anni, un ex marine pluridecorato con problemi mentali, ha ucciso con una pistola acquistata regolarmente 12 persone e ne ha ferito altri 15 in un locale che ospitava una festa universitaria, prima di togliersi la vita. Un inferno durato circa tre minuti.
 

È la 307/ma sparatoria di massa negli Usa quest'anno, in pratica una al giorno, con 328 morti e 1251 feriti, secondo l'organizzazione Gun Violence Archive. Tra le ultime vittime, quasi tutti studenti, anche il sergente Ron Helus, che sperava di andare in pensione tra pochi mesi dopo 29 anni di servizio: è stato ferito mortalmente dopo essere intervenuto quasi subito. «È morto da eroe», lo ha lodato lo sceriffo Geoff Dean, ricordando che Helus aveva telefonato alla moglie poco prima di entrare in azione: «Devo andare, ti amo, ti chiamo dopo», le aveva detto. Ancora ignoto il movente.

Non si sa se Long avesse scelto il locale e le vittime a caso. L'unico legame emerso è che in quel bar era stato picchiato. Ma alcuni vicini hanno riferito anche che soffriva di disturbi da stress post-traumatico, molto frequenti tra i veterani di guerra, e che la sua casa era spesso teatro di liti e rumori molesti. La polizia era intervenuta una volta lo scorso aprile e lo aveva visto agire in modo irato e irrazionale. Ma un team per le crisi mentali chiamato sul posto concluse che non era necessario sottoporlo ad alcun trattamento, né tenerlo sotto osservazione. Forse una sottovalutazione fatale. La dinamica della strage è da film horror. Long è arrivato in tarda serata con l'auto della madre al Borderline Bar and Grill, un grande locale di musica country molto popolare nella zona. In quel momento dentro c'erano 150-200 studenti universitari per un party. Quasi tutti venivano dal campus della vicina California Lutheran University.

C'era gente che ballava, beveva, chiacchierava. Il killer ha dapprima freddato a sangue freddo la guardia all'ingresso, che era disarmata. Poi, incappucciato e tutto vestito di nero, è entrato e, senza dire nulla, ha estratto la sua pistola Glock calibro 45 e ha fatto fuori la cassiera al front desk. Quindi ha lanciato dei candelotti fumogeni e ha cominciato a fare fuoco nel mucchio. La pistola, che può esplodere sino a 11 proiettili, è risultata modificata, con un caricatore più grande: in totale sono stati sparati 30 colpi. La gente, tra urla e pianti, si è gettata a terra o si è barricata nei bagni. Altri sono riusciti a scappare rompendo le finestre con le sedie. La polizia è arrivata nel giro di tre minuti ma quando è penetrata nel locale ha trovato Long già morto, probabilmente suicida, dentro un ufficio. «Agiva con grande precisione e aveva una forma perfetta quando sparava», hanno riferito alcuni testimoni.
Donald Trump ha ordinato le bandiere a mezz'asta, fatto le condoglianze via Twitter alle vittime di questa «terribile sparatoria» e lodato il coraggio e la tempestività della polizia. Ma da quando è alla Casa Bianca non ha cambiato nulla per prevenire queste stragi.

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